Tiriamo le somme?
Lo so sembra un tema un po’ troppo mainstream il consuntivo di fine anno fra obiettivi raggiunti e traguardi mancati.
Fra buoni propositi smarriti strada facendo e risultati orgogliosamente ottenuti, l’ultimo mese del calendario porta inevitabilmente con sé una certa propensione all’analisi consuntiva di quel lasso di tempo che intercorre fra un capodanno e l’altro.
Quel lasso di tempo che cadenza l’avanzare dell’età e la progressione della vita.
Sì, perché noi ci misuriamo principalmente in anni.
Il tempo che passa e i bilanci
É quasi sempre la prima domanda che poniamo a una persona appena conosciuta subito dopo il “come ti chiami” forse se la gioca alla pari con “che lavoro fai” che spesso è propedeutica a quella relativa all’età visto che molte volte la risposta relativa alla propria professione suscita stupore e curiosità. Quando lo chiedono a me ed io rispondo “la modella” il “quanti anni hai” che inevitabilmente scatta come un automatismo assume una sfumatura che varia dall’incredulità all’ammirazione passando per il sarcasmo e il cinismo di facili allusioni.
Ma di risposte sorprendenti a domande scontate e conseguenti reazioni parleremo un’altra volta, ora torniamo alle nostre somme da tirare sotto una riga che decreta la fine di un altro anno.
Solitamente il calcolo di fine anno verte a verificare la capacità di avere tenuto botta sui propositi di inizio anno, ad accertare l’abilità di aver tenuto saldo il timone durante la navigazione.
E troppo spesso gli obiettivi fissati sono estremamente concreti e tangibili: cambiare casa, cambiare lavoro, perdere chili, aumentare la massa muscolare, vincere una qualche competizione sportiva, ottenere un aumento, affrancarsi da una relazione sbagliata, mettere in cantiere una famiglia e tutto nell’ottica di stare meglio.
Ogni nostro proposito è volto a migliorare la nostra qualità della vita.
Nessuno sano di mente si prefiggerebbe di realizzare dei propositi che peggiorano il nostro benessere, non consapevolmente almeno.
Se ogni nostro proposito è volto a farci stare meglio perché non può essere STARE MEGLIO il nostro proposito?
Un altro punto di vista
Siamo sicuri che cambiare casa, lavoro partner, perdere chili, vincere una medaglia, ottenere un aumento siano garanzia di benessere?
E se fosse il contrario?
Se dedicarmi al mio benessere personale indipendentemente dal contesto mi rendesse capace di cambiare quel contesto che non mi piace?
Se smettessi di allocare il mio stare bene a fonti esterne come il lavoro il partner il peso i successi sportivi il denaro ed iniziassi a costruirlo partendo da me, dalla consapevolezza e da un sistema valoriale scevro da contaminazioni materiche e contingenti?
Forse cambierebbe la percezione che ho delle cose ed il mio modo di rapportarmi ad esse e forse cambierebbe il loro effetto nella mia vita e allora forse cambierebbe la mia vita, in modo profondo e significativo.
Non sarebbe un semplice cambio di indirizzo o di ufficio o di estratto conto o di categoria agonistica.
Ecco cos’è il vero cambiamento
Sarebbe un cambiamento in grado di stravolgere la mia vita rimanendo nella stessa casa continuando lo stesso lavoro amando la stessa persona avendo la stessa disponibilità economica, così come potrebbe stravolgerla dandomi quella capacità di creare opportunità nuove in ogni ambito per il semplice fatto di sentirmi risolta e in pace.
Da tempo cerco di tirare le somme del mio sentire più che del mio fare, del mio percepire più che del mio avere perché la fonte alla quale voglio attingere benessere é dentro di me ed è un pozzo profondissimo quello che sto costruendo per essere sicura di non rimanere mai a secco, qualunque cosa accada, qualunque siccità si possa verificare fuori di me avrò in me una fonte inesauribile di acqua pura da consumare e da condividere.
A fine mese provate a chiedervi come vi siete sentiti e con l’anno nuovo decidete come vorrete sentirvi tutto il resto verrà da sé perché non è cambiare le cose che ci fa stare bene, ma è stare bene che ci fa cambiare le cose.
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