A che età invecchiano le donne e a quale gli uomini
In generale si può definire l’invecchiamento come un processo di degenerazione, che interessa sia l’ambito biologico – fisico con modificazioni di organi di fondamentale importanza, sia l’ambito psicologico con trasformazioni relazionali, emotive e psico-sociali, che possono inficiare anche la capacità di adattamento alla nuova situazione.
A che età invecchiano le donne ed a che età invecchiano gli uomini
In ambito medico- scientifico si è sempre parlato dell’ invecchiamento come di un decadimento lento, ma progressivo, a partire da una fascia di età compresa tra i 20 e 30 anni. Questa convinzioneperò è smentita da una ricerca del dicembre 2019 della Stanford University School of Medicine, guidata dal professore di Genetica Michael Snyder, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Medicine. Dallo studio emerge infatti che l’invecchiamento non procede in modo graduale e progressivo, ma ha un andamento “a salti” con picchi a 34, 60 e 78 anni , durante i quali sembrano verificarsi contemporaneamente delle alterazioni di molti tipi di proteine. Sono proprio i livelli di proteine presenti nel sangue che possono indicare l’età di una persona con uno scarto di appena tre anni . Dallo studio emergono anche altri due altri fatti importanti: in alcuni casi, soprattutto in persone in ottimo stato di salute, è stato notato uno scarto notevole tra l’età biologica prevista dalle proteine e l’età anagrafica. E’ emerso inoltre che le donne e gli uomini invecchiano in modo diverso.
Invecchiamento: una questione di proteine od ormoni?
Anche se allo stato attuale mancano ricerche approfondite sulle donne, visto che finora i vari testi clinici sono stati fatti solo sugli uomini, in un’ottica di medicina di genere sarebbe forse utile poter stabilire a che età invecchiano le donne ed a che età invecchiano gli uomini.
Le poche evidenze, che abbiamo e che fanno pensare che la donna invecchi prima dell’uomo, derivano principalmente dall’ambito ormonale.
Nell’età dello sviluppo gli ormoni determinano le caratteristiche femminili e le donne possono procreare, però, mentre gli uomini diventano padri a qualunque età, le donne possono diventare madri solo per un periodo limitato. La successiva insorgenza della menopausa comporta la
cessazione da parte delle ovaie della produzione degli estrogeni e del progesterone, che sono molto importanti nella modulazione del ciclo mestruale. La sua interruzione e la successiva interruzione dell’attività riproduttiva avviene in un lasso di tempo che va dai 45 ai 55 anni.
Non si può però ipotizzare che l’età in cui invecchiano le donne sia riscontrabile in questo periodo di tempo. Non per tutte le donne infatti l’inizio della menopausa corrisponde con l’inizio dell’invecchiamento. La discrepanza che avverte oggi la maggior parte delle donne tra i due
momenti merita ulteriori approfondimenti anche a livello genetico ed epigenetico, i cui dati tuttora sono insufficienti, proprio perché non ci sono state nel passato sperimentazioni anche sulle donne.
E’ ancora più difficile stabilire a che età invecchiano gli uomini, almeno a livello ormonale, in quanto non c’è un evento fisiologico che separi un prima da un dopo, come avviene nelle donne con la cessazione del ciclo mestruale. Quando si parla di andropausa per gli uomini, che dovrebbe essere è il corrispettivo della menopausa, si fa riferimento infatti ad una riduzione negli anni dei livelli di testosterone, l’ ormone sessuale maschile, ma non ad una fisiologica interruzione.
Fattori che influiscono sull’invecchiamento
I processi di decadimento individuale possono essere causati da vari fattori e non necessariamente dall’età che avanza: sono tanti infatti gli elementi che determinano l’invecchiamento, come per esempio le malattie pregresse, il tipo di lavoro svolto, lo stile di vita, la prevenzione delle malattie, l’alimentazione, l’attività fisica, le condizioni socio-economiche. Rimanendo in un ambito prettamente medico-scientifico, è interessante notare che in una ricerca, pubblicata solo tre mesi fa su Science, condotta dai ricercatori del Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino, guidati dal prof. Emilio Hirsch, sono state identificate due proteine, chiamate PI3K-C2alpha e VPS36, come elementi necessari, perché una cellula possa dividersi in due cellule figlie. Quando il fenomeno di separazione rallenta e le cellule sono meno abbondanti, si genera lo stato tipico dell’invecchiamento. Per esempio il cristallino dell’occhio è risultato uno dei tessuti più sensibili alla diminuzione delle due proteine e questo spiegherebbe il frequente problema della cataratta in età senile.
Il tema dell’invecchiamento è al centro di continue ricerche. Contrariamente alle credenze passate oggi si ha la consapevolezza che con l’avanzare dell’età il cervello non perde la sua plasticità. E’ stato dimostrato che non tutte le abilità cognitive diminuiscono con l’età, anzi alcune restano stabili o addirittura migliorano con la vecchiaia. E’ fuori dubbio che il volume cerebrale decresce con l’età e che ci sono delle perdite, ma è anche vero che questo fenomeno avviene in modo diversificato nelle varie aree e che il cervello della persona anziana è in grado di mettere in atto processi di compensazione per ovviare alle perdite subite.
Come invecchiano le donne e gli uomini
A dimostrazione che le donne invecchiano peggio degli uomini c’è uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Healthy Longevity nell’agosto dell’anno scorso. Dall’analisi dei dati di 18 paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), risulta che proprio l’Italia è il paese in cui c’è il divario maggiore tra uomini e donne, a svantaggio di quest’ultime.
Nei paesi OCSE le donne hanno un’aspettativa di vita media di 3 anni più degli uomini, ma vivono l’ultimo periodo in cattive condizioni di salute. Oltre a passare più anni in solitudine e con redditi più bassi, hanno infatti un maggior rischio di sviluppare malattie croniche, che incidono sulla qualità della vita.
Per le donne dopo la menopausa le alterazioni ormonali possono essere responsabili di vari cambiamenti. Possono verificarsi individualmente ed in modo più o meno intenso le fastidiose vampate, la libido si riduce, la pelle diventa più sottile, il sistema cardiovascolare non è più protetto dagli estrogeni e può insorgere l’osteoporosi. Inoltre anche il metabolismo rallenta con un possibile aumento di peso, c’è una perdita del tono muscolare e si verificano spesso sbalzi di umore, con il rischio anche di incorrere in stati di ansia e di depressione.
A questo quadro si deve aggiungere che, secondo uno studio del febbraio di due anni fa, pubblicato su JAMA Cardiology e condotto dai ricercatori dello Smidt Heart Institute, i vasi sanguigni delle donne invecchiano prima e più velocemente di quelli degli uomini. Questo risultato è di grande importanza perché dimostra che è diversa anche la fisiologia del sistema vascolare e sanguigno delle donne rispetto a quello degli uomini. Si spera che queste conclusioni abbiano presto una ricaduta sulla prassi medica, dal momento che oggi, anche in ambito vascolare e cardiologico, alle donne vengono prescritti gli stessi farmaci che vengono dati agli uomini, mentre si dovrebbe puntare a delle terapie più adatte alla salute cardiovascolare femminile.
Negli uomini, invece, poiché il livello di testosterone diminuisce in modo progressivo circa l’1% all’anno a partire dai 30-40 anni di età, è difficile o quantomeno improbabile che questa riduzione causi problemi di per sé, come avviene con gli ormoni femminili. Un’ altra differenza tra i segni di invecchiamento degli uomini e delle donne è riscontrabile in ambito dermatologico. Poiché la pelle maschile è più spessa, contiene più fibre elastiche e produce più sebo, sviluppa meno rughe e comunque questi segni sono visibili in età più avanzata rispetto a quella delle donne. Le donne inoltre hanno maggior possibilità rispetto agli uomini di ammalarsi di osteoporosi innanzitutto per l’aspettativa maggiore di vita, ma soprattutto per il fenomeno della menopausa e perché il loro contenuto di calcio nello scheletro è mediamente inferiore a quello dell’uomo.
Se a livello fisico le donne invecchiano peggio degli uomini, a livello psicologico però hanno trovato un modus vivendi migliore di quello dell’altro genere. Le donne infatti si adattano meglio ai cambiamenti e stanno bene anche in casa dopo il pensionamento. Essendo più espansive, sanno socializzare ed anche, dopo essere state persone multitasking per tutta la vita, rimangono attive fino a tarda età. Se poi aggiungiamo che le donne si curano di più e assumono alimenti più sani, si capisce perché sappiano affrontare meglio il periodo dell’invecchiamento.
Quest’ultima considerazione ci permette di dare un messaggio di speranza. Si può infatti rallentare e contrastare il declino mentale ed anche fisico, vista la loro correlazione, se adottiamo uno stile di vita attivo, come per esempio mantenere una certa curiosità per le cose e non smettere di allenare il cervello, coltivare nuovi interessi, conservare buone relazioni sociali e soprattutto si è dimostrato molto utile saper gestire le emozioni negative ed incominciare a godere di ciò che abbiamo.
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