Come andare in pensione prima: è possibile?

Tra le varie novità inserite nella Legge Bilancio 2023 risultano anche alcune possibilità e regole che consentono ai lavoratori di andare in pensione prima del tempo, grazie a nuove formule sostitutive di quelle in scadenza.
In attesa della riforma pensionistica 2024, quindi, è stata istituita una pensione anticipata ordinaria, che si richiama all’articolo 24 del Decreto di Legge 201/2011.
Il prerequisito per avere diritto a tale opzione è collegato al pagamento dei contributi corrispondenti a:
- 42 anni + 1 mese (per i lavoratori);
- 41 anni + 10 mesi (per le lavoratrici),
di cui almeno 35 anni devono essere versamenti effettivi.
Il Documento Pensioni del 2019 ha confermato che tali requisiti rimarranno validi fino al 31 dicembre 2026.
Tuttavia chi richiede la pensione anticipata deve valutare con attenzione l’ammontare della penalizzazione sull’assegno previdenziale, corrispondente a -1% per ogni anno d’anticipo rispetto ai requisiti richiesti per la pensione standard (di vecchiaia).
Proprio per questo motivo e per altre limitazioni collegate al pensionamento ante-termine è sempre necessario documentarsi adeguatamente e soprattutto chiedere una consulenza a professionisti competenti in materia.
È possibile andare in pensione prima?
Indipendentemente dal tipo di occupazione svolta durante la vita lavorativa, la pensione rimane un obiettivo molto ambito in quanto consente di riscuotere comunque una certa cifra di denaro, ma senza più impegni professionali.
Attualmente esistono alcuni trucchi per andare in pensione prima, dato che lo Stato preferisce incentivare un cambio generazionale di lavoratori, privilegiando le così dette “nuove leve” rispetto a impiegati più attempati e spesso demotivati.
Le forme agevolate di pensione anticipata, tuttavia, devono tutelare quei lavoratori che si trovano nell’incertezza decisionale.
Non bisogna dimenticare infatti che, molto spesso, il trattamento pensionistico prevede somme decurtate fino a oltre il 30% rispetto all’ammontare dello stipendio, una penalizzazione che può incidere molto notevolmente sul bilancio personale e famigliare.
Tra le novità per andare in pensione prima vi sono:
• pensione anticipata contributiva,
che consente di uscire a 64 anni (e quindi con 3 anni d’anticipo) soltanto per chi rientra a pieno titolo nel calcolo contributivo della pensione avendo già maturato un certo importo dell’assegno;
• pensione anticipata usuranti,
che prevede una quota derivante dalla somma tra contributi ed età del 97,6% per i dipendenti oppure del 98,6% per gli autonomi;
• pensione opzione donna,
che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 60 anni (59 se aventi un figlio e 58 se aventi due figli) e 35 anni di contributi regolarmente versati;
• pensione APE sociale,
che offre l’opportunità di andare in pensione a 63 anni con almeno 30 anni di contributi pagati regolarmente, ma soltanto per lavoratori appartenenti alle seguenti categorie: disoccupati, disabili, caregiver e addetti a lavori gravosi;
• pensione precoce,
studiata per i lavoratori che hanno incominciato la loro attività occupazionale prima dei 19 anni e che possono andare in pensione previo il pagamento di 41 anni di contributi e a patto di avere maturato almeno 12 mesi di attività prima dei 19 anni;
• pensione quota 100-102-103,
che presuppone diversi trattamenti a seconda del tipo di mansione svolta e dell’età del prepensionamento, fattori continuamente soggetti a modifiche da parte dello Stato in relazione alle riforme del Bilancio.
In alcune specifiche circostanze è possibile andare in pensione anticipata anche a 57 anni, ma soltanto se si rientra in specifiche categorie di lavoratori oppure di lavoratrici private con un’invalidità dell’80% e con 20 anni di contributi pagati regolarmente.
Con la definizione “pagati regolarmente” si intende indicare la tracciabilità dei versamenti che devono essere continuativi e non avere saltato mai nessuna scadenza, in quanto il pagamento postumo non è previsto, neppure se aggravato di sanzioni.
Un’altra possibilità per ritirarsi dal lavoro a 57 anni è la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA) stabilita per chi ha sottoscritto un fondo pensionistico sotto forma di previdenza complementare facoltativa.
Chi desidera andare in pensione a 57 anni (e quindi 10 anni prima il termine previsto) deve comunque rientrare in alcune specifiche categorie, la cui validità viene confermata dagli organi preposti e dall’Agenzia delle Entrate.
L’INPS, che è l’entre preposto al pagamento delle pensioni, di solito richiede una specifica documentazione a tutti coloro che intendono andare in esodo con tanto anticipo, proprio per contrastare eventuali difformità rispetto alle normative dello Stato.
Quali sono i requisiti anagrafici per avere diritto alla pensione anticipata?
I requisiti anagrafici per avere diritto alla pensione anticipata si basano sostanzialmente sul connubio tra età e contributi versati, che devono raggiungere una soglia minima consentita dallo Stato.
Oltre che a 57 anni, è possibile andare in pensione anche a 58 oppure 59 anni, un’opzione prevista per le lavoratrici dipendenti (private o pubbliche) e autonome, appartenenti al progetto Opzione Donna.
In particolare il pensionamento a 58 anni è previsto per le dipendenti e a 59 per le autonome, con 35 anni di contributi: questa possibilità prevede comunque una penalizzazione della pensione compresa tra 25% e 35% rispetto alla cifra tradizionale.
Per quanto riguarda gli uomini, invece, la pensione a 59 anni è prevista soltanto se l’inizio dell’attività lavorativa è stata molto precoce (16-17 anni) e se il pagamento dei contributi ha raggiunto la soglia minima consentita.
Per quanto riguarda la pensione anticipata, un’opzione piuttosto diffusa è quella di uscire a 64 anni con 20 anni di contributi pagati regolarmente, una possibilità che garantisce alcuni benefici facilmente raggiungibili.
Bisogna ricordare che in questo caso è indispensabile ol pagamento di contributi effettivi e non figurativi, per cui il lavoratore deve sincerarsi di essere a posto in tal senso.
Si può accedere alla pensione di vecchiaia anche con solo 15 anni di contribuzione, a patto che il pagamento sia stato effettuato entro il 31 dicembre 1992, oppure che si tratti di dipendenti forniti di un’anzianità retributiva di almeno 25 anni e che risultino occupati da almeno 10 anni, anche se non consecutivi.
Il trattamento pensionistico di chi ha maturato 25 anni di contributi è pari al 50% dello stipendio, mentre per 35 anni di contribuzione la percentuale è del 35%.
Per avere la possibilità di valutare la soluzione più conveniente il lavoratore deve quindi sapere come andare in pensione prima pagando i contributi, un’opzione prevista dallo Stato secondo determinate normative economiche e fiscali.
Che cosa prevede la Legge 104?
La Legge 104 consente il pensionamento anticipato per chi si occupa di un famigliare disabile oppure anziana, indipendentemente dai requisiti normalmente richiesti.
Questa normativa vuole infatti facilitare l’esodo per i caregiver, ovvero soggetti che si prendono cura di persone affette da patologie invalidanti, da disabilità, da gravi fragilità psico-emotive oltre che di anziani non autosufficienti.
Secondo la Legge 104 hanno diritto alla pensione anticipata anche gli appartenenti alle seguenti categorie:
- APE sociale;
- quota 41;
- opzione donna.
Il richiedente deve risultare convivente con l’assistito e deve dimostrare di avere prestato assistenza per almeno 6 mesi consecutivi, regolarmente dimostrati e registrati presso le autorità competenti.
Questa normativa tiene conto del fatto che i caregiver sono costretti a sacrificare ol proprio lavoro ed eventuali prospettive di carriera per assistere il famigliare bisognoso e che pertanto hanno diritto a un aiuto da parte dello Stato.
I caregiver hanno diritto ad andare in pensione a 63 anni a patto di avere pagato 30 anni di contribuzione e, se donne, a 60 anni d’età con 35 anni di contributi (potendo anche usufruire di uno sconto di 2 anni qualora la donna sia madre di almeno due figli).
In questo caso, dunque, la caregiver può andare in pensione a 58 anni (se ha 2 figli) oppure a 59 anni (se ha 1 figlio).
Alcune possibilità che consentono di sfruttare la legge 104 sono le seguenti:
- APE sociale;
- avere compiuto 63 anni d’età;
- avere cessato l’attività lavorativa;
- non percepire un trattamento pensionistico diretto;
- essere caregivers;
- avere una capacità lavorativa ridotta pari almeno al 74%;
- svolgere mansioni gravose;
- opzione donna.
Andare in pensione prima con la Legge 104 può presentare reali vantaggi, come viene chiaramente spiegato sul portale di Cocooners, il sito che si occupa di numerose tematiche legate alla terza età, tra cui il trattamento pensionistico anticipato.
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