Mostre a Milano da vedere assolutamente
Milano non è solo moda, commercio, industria o un polo finanziario a livello internazionale, ma è anche una città d’arte e quest’anno è la città italiana che presenta il programma di mostre più ricco e più interessante.
Con questo articolo vogliamo farvi conoscere le mostre milanesi più belle del 2024 ed assolutamente da non perdere.
Cézanne e Renoir a confronto nella mostra a Palazzo Reale
Nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Impressionismo a Palazzo Reale di Milano, dal 19 marzo al 30 giugno 2024, un corpus di opere, provenienti dai Musei d’Orsay e dell’Orangerie, mette a confronto le personalità e gli stili di due grandi maestri dell’arte: Paul Cézanne e Auguste Renoir.
Esaminiamo Paul Cézanne
Dopo un primo periodo impressionista, Cezanne si è allontanato dallo stile immediato e fluido dell’ Impressionismo per una ricerca della solidità del reale. Non gli interessava più rappresentare sulla tela l’attimo fuggente, prodotto dall’effetto fugace e mutevole della luce, perché voleva raffigurare della realtà non ciò che muta, ma ciò che rimane immutabile, la sua essenza.
Quest’ultima era per Cézanne la sintesi delle impressioni o meglio delle sensazioni, come egli preferiva chiamarle, che il pittore riceve dalla realtà, le cui forme, secondo l’artista, “possono essere sempre riconducibili a tre solidi geometrici fondamentali: il cono, il cilindro e la sfera”. L’esigenza di rappresentare la realtà attraverso le forme geometriche indusse Cézanne ad una maggiore attenzione alla struttura compositiva delle sue opere e comportò, rispetto agli impressionisti, una maggior monumentalità della figura umana.
Accostiamoci allo stile di Pierre-Auguste Renoir
Alla pittura solida e riflessiva di Cézanne si oppone quella di Renoir più armonica e rotonda.
Pittore di grande sensibilità, Renoir ha usato tonalità cromatiche accese e molto coinvolgenti emotivamente. Ha raffigurato la bellezza insita nella quotidianità ed ha trasmesso la gioia di vivere, lasciando la testimonianza di una Parigi come centro di cultura e di arte, ma anche come città del divertimento e delle feste di ballo. Con le pennellate veloci ed imprecise l’artista ha offerto nei suoi quadri una sensazione di movimento e di spontaneità, enfatizzando l’impressione immediata che gli offriva la realtà.
Dopo un viaggio in Italia anche Renoir si distaccò dallo stile impressionista. Mentre la fine dell’ottocento proponeva nuovi stili e nuovi elementi figurativi, Renoir ritornò ad uno stile classico-rinascimentale con il recupero del disegno, della volumetria e della monumentalità delle figure.
La sua scelta, però, non deve essere letta come un ripiegamento nostalgico su valori passati, come ha scritto qualche critico, se mai come un’anticipazione del ritorno all’ “ordine” che poi è stata un’esigenza comune alla fine della prima guerra mondiale, nell’intento di frenare gli eccessi delle Avanguardie.
Pablo Picasso a Milano con un duplice appuntamento. Il primo: Picasso. La metamorfosi della Figura
Nel 2024 con il padre del cubismo, Pablo Picasso, ci saranno a Milano due incontri. Il primo, Picasso. La metamorfosi della Figura, si tiene al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, dal 22 febbraio al 30 giugno, ed è curato da Malén Gual e Ricardo Ostalé, in collaborazione con i principali musei spagnoli e gli eredi di Picasso.
Questa esposizione mette in luce le influenze dell’arte africana sul percorso stilistico dell’artista spagnolo, puntando l’accento sul processo di metamorfosi della figura.
Quell’arte “primitiva” non interessava a Picasso per motivi etnografici, ma egli ne voleva riprendere le forme per contestare i canoni accademici occidentali, alla cui distruzione era già interessato. Per la sua spontaneità quell’arte africana, infatti, appariva a Picasso più istintiva e più espressiva di quanto potesse essere l’arte artificiosa e rispettosa delle regole formali.
Lo stile delle maschere africane caratterizza, per esempio, il dipinto Nudo seduto (1906-1907), dove, sia pure a livello embrionale, comincia ad apparire la dissoluzione della figura umana, rimodellata poi, anche con volumi sproporzionati, in una metamorfosi continua.
La seconda mostra dell’arista spagnolo: Picasso lo straniero
La seconda mostra, dal titolo Picasso lo straniero, che si terrà a Palazzo Reale dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025, analizzerà la condizione di eterno straniero che ha vissuto Pablo Picasso a Parigi.
Nato nel 1881 a Malaga in Spagna, Picasso nel 1904 si trasferì a Parigi. Benché si fosse stabilito in Francia e nonostante la sua notorietà, l’artista non ebbe mai la cittadinanza francese, che aveva richiesto nella speranza di proteggersi dai nazisti e dai franchisti. Come ha puntualizzato Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra, Picasso, schedato dalla polizia come anarchico e costretto a dare ogni due anni le impronte digitali, ha sofferto molto per lo stato di provvisorietà e di vulnerabilità, anche perché sapeva che poteva essere espulso in ogni momento. Eppure la sua produzione artistica è la testimonianza di come una situazione di emarginazione sia stata uno stimolo a cercare nuove strade e ad emergere in un clima culturale e politico a lui particolarmente ostile.
Edvard Munch a Milano
Palazzo Reale sarà l’ambientazione, da settembre 2024 a gennaio 2025, anche di un altro evento straordinario, dedicato ad uno degli artisti più famosi tra l’ottocento ed il novecento: Edvard Munch. La mostra, organizzata in occasione dell’80° anniversario della morte dell’artista, presenterà 100 opere tra dipinti, disegni e stampe provenienti dal Museo Munch di Oslo.
L’importante esposizione ripercorre l’intera carriera dell’artista norvegese e dimostra come dopo un primo periodo tranquillo, dai toni rilassati, dal 1892, anno di svolta nell’arte di Munch, i colori siano diventati sempre più accesi e vibranti. Riflettono, infatti, le sue forti emozioni e sensazioni, quali l’angoscia esistenziale, la disperazione, il senso di impotenza e di solitudine. Ne è una dimostrazione l’Urlo, il suo dipinto più famoso ed iconico e forse uno tra i più celebri al mondo, in cui l’artista ha trasmesso la sua angoscia ed il suo dramma esistenziale. La figura al centro del dipinto, spettrale e deformata, però, non è solo la testimonianza della disperazione individuale, che rimanda ai sentimenti ed alle vicende personali dell’artista, ma è anche il simbolo del male di vivere, del senso del limite e della fragilità dell’essere umano. Al tempo stesso l’indifferenza delle due persone, raffigurate sullo sfondo del quadro con tratti diritti, in forte contrasto con le linee curve e ondulate della figura centrale che emana l’urlo, rimanda all’isolamento ed alla solitudine dell’uomo contemporaneo.
In tutte le opere della maturità Munch ha ritratto sulle sue tele i conflitti psicologici e le paure dell’uomo moderno e lo ha fatto con uno stile allucinato, deformando la realtà e rendendo imprecise le forme.
Brassaï in mostra a Milano
Dal 23 febbraio al 2 giugno 2024 Palazzo Reale, con la mostra Brassaï. L’occhio di Parigi, offre la possibilità di conoscere la vita dinamica di Parigi dagli anni trenta agli anni sessanta grazie agli scatti di uno dei fotografi più importanti del Novecento: Gyla Halasz, in arte Brassaï. La mostra è arricchita da più di 200 stampe d’epoca, oltre alle sculture, ai documenti ed agli oggetti del fotografo.
Ungherese di nascita e parigino d’adozione, Brassaï, di spirito ecclettico, fu pittore, scultore e scrittore, ma eccelse soprattutto nella fotografia. Amico di Picasso, Dalì e Matisse, partecipò al grande fermento culturale che coinvolse Parigi negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale. In quel periodo a Parigi ci furono grandi cambiamenti in tutti i campi, da quello sociale alla letteratura, fino alle arti figurative con la nascita di movimenti di rottura, come il Surrealismo, a cui si avvicinò lo stesso Brassaï. L’artista condivise con il movimento l’anti-razionalismo e l’anti-conformismo, ma soprattutto l’interesse per le teorie psicoanalitiche. Ecco perché le sue foto in bianco e nero, caratterizzate da un’attenzione particolare al contrasto tra luci e ombre, offrono una panoramica unica di scatti inediti degli aspetti nascosti della psiche umana ed anche dei lati più oscuri ed enigmatici della vita urbana.
Le sue foto ritraggono gli amici artisti e celebrano persone alla moda, ma soprattutto ritraggono persone comuni dei quartieri operai, fino ad immortalare i grafiti. Brassaï è stato particolarmente abile a catturare l’atmosfera della vita notturna della Parigi dell’epoca con i suoi artisti, gli innamorati appartati, i girovaghi, le prostitute, con le suggestioni delle luci soffuse di un lampione o di qualche bar aperto.
Spesso è proprio dall’oscurità che emergono gli aspetti più interessanti, quando si può osservare la realtà nel silenzio ed in piena libertà.
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