Invecchiamento del cervello e riserva cognitiva
Con il supporto scientifico di SoLongevity
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La scienza è in grado di valutare l’età cognitiva e di “ringiovanire” alcune funzioni che con l’età si rallentano
Come abbiamo intuito dagli articoli fin qui proposti, l’invecchiamento è una questione biologica multifattoriale, influenzata spesso più dai comportamenti che dalla genetica. Per fortuna, in molti dei campi nei quali si esprime, è possibile intervenire a livello biologico con l’integrazione alimentare e con un riallineamento degli stili di vita. Anche nel cervello, perché anche il cervello ha un’età anagrafica e un’età biologica. Quanto e come invecchia, quali funzioni si perdono e soprattutto cosa si può fare per rinforzare le funzioni cognitive o addirittura recuperare? Di questo parlerà questo nuovo articolo della serie Longevity Medicine.
- Riserva Cerebrale e Riserva Cognitiva
- Invecchiamento del cervello
- La riserva cognitiva si può integrare
- Cuore e cervello: dalla salute vascolare passa la salute del cervello
L’età cerebrale ha due componenti: Riserva Cerebrale e Riserva Cognitiva
Come dire hardware e software. Quella che viene chiamata Riserva Cerebrale riguarda l’aspetto organico del cervello (neuroni, sinapsi, materia bianca, corteccia cerebrale) ovvero la qualità oggettiva della struttura, mentre la Riserva Cognitiva riguarda il modo in cui la struttura viene usata per svolgere determinate funzioni (ricordare, risolvere, comprendere, parlare). La misurazione della prima è demandata a macchine come la risonanza magnetica e la PET-SPECT, la misurazione della riserva cognitiva invece, come intuibile, passa attraverso valutazioni deduttive basate su risposte a questionari e test.
Per essere più specifici, la Riserva Cerebrale ha quindi a che fare con l’integrità dell’organo e delle funzioni cognitive, con la quantità di materia grigia e con l’eventuale presenza di lesioni nella materia bianca che è quella che agevola e promuove le comunicazioni all’interno della materia grigia. Una lesione è un danno cerebrale e un danno cerebrale occorso a un cervello con una riserva cerebrale già compromessa può portare al superamento della soglia clinica, cioè la soglia oltre la quale il danno diventa un fenomeno clinico con ricadute sulle funzioni cognitive. Lo stesso danno su un cervello con maggiore riserva cerebrale potrebbe mantenersi al di sotto di tale soglia e conservare, quindi, le normali funzioni. Per lo stesso motivo, paradossalmente, la manifestazione dei sintomi dell’Alzheimer in persone con maggior riserva cerebrale potrebbe corrisponde a un danno più esteso, richiedendo un danno più esteso per superare la soglia clinica. Resta il fatto che all’esaurirsi della riserva cerebrale, i soggetti che ne avevano di più soffriranno un decadimento cognitivo più rapido.
La somma di danni cerebrali e la relativa perdita di funzionalità cognitive possono condurre a forme di demenze, patologie sempre più comuni con l’aumento dell’aspettativa di vita, che colpiscono oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo, oltre 1, 2 milioni di persone in Italia destinate a crescere a 1,6 milioni nel 2030.
La Riserva Cognitiva invece non ha una soglia fissa oltre la quale insorge un disturbo clinico; è molto più soggettiva, basandosi non tanto sui tessuti quanto sui processi. La riserva cognitiva rappresenta la capacità dell’individuo di sostenere eventuali danni cerebrali (compresi quelli indotti dall’invecchiamento) mantenendo un adeguato funzionamento cognitivo attraverso un meccanismo di spontanea compensazione e riorganizzazione neurale tesa a sopperire al deficit delle aree che hanno perso funzionalità con l’intervento di altre aree meno specifiche ma utili al caso, de-specializzando in qualche modo le varie aree del cervello.
Ma quello che a noi interessa di più è che la riserva cognitiva è il capitale di risorse cognitive accantonato nel corso di tutta la vita: più lavoro cognitivo si è svolto negli anni, maggiore la riserva; più abbiamo usato il nostro cervello per studio, lavoro, diletto o espressione artistica, maggiore è la nostra capacità di restare cognitivamente attivi e performanti in tarda età. Ma la riserva cognitiva, e questa è la buona notizia, si può reintegrare.
In cosa consiste l’invecchiamento del cervello?
L’invecchiamento del cervello consiste di modificazioni nella struttura del tessuto nervoso che causano il rallentamento di alcune funzioni: modificazioni neurobiologiche, come l’assottigliamento della corteccia cerebrale o alterazioni della sostanza bianca, deterioramento di alcuni nervi, morte di neuroni e riduzione delle sinapsi, cioè le comunicazioni tra loro. Fenomeni questi che, ci dice la scienza, l’invecchiamento tende a concentrare nelle aree frontali, nei lobi temporali mediali, nelle aree della memoria e del linguaggio.
Adesso che sappiamo come invecchia il cervello vi starete tutti chiedendo perché invecchia, quali sono le cause fisiche? L’invecchiamento del cervello non è uguale per tutti e dipende da svariate cause concomitanti, alcune viaggiano in alto, sopra la nostra capacità di intervento (genetica ed età anagrafica), altre invece sono modificabili attraverso comportamenti e interventi mirati: di nuovo ritroviamo l’epigenetica, quindi l’espressione (accensione o spegnimento) dei geni che fanno parte del nostro DNA, stili di vita (dieta, interessi, esercizio, contesto sociale, ecc.) e, come abbiamo visto, riserva cognitiva che può essere allo stesso tempo concausa (se è poca) e salvezza (se è molta) del nostro invecchiamento cognitivo.
I risultati delle valutazioni cliniche sulla riserva cerebrale e quelle funzionali (test e questionari) per determinare la riserva cognitiva, oltre che l’analisi dei fattori di rischio ambientali e insiti negli stili di vita, sono la base per una valutazione dell’età cognitiva di un individuo e di un programma personalizzato di intervento teso a recuperare eventuali livelli di funzionalità perduti o a contrastare la degenerazione funzionale.
Gli ingredienti di questi programmi sono training neurocognitivi (stimolazione della plasticità neuronale di alcune zone del cervello), esercizio fisico, che ha una stretta correlazione con il benessere cognitivo, e integrazione alimentare con microelementi utili.
Ma c’è un altro ingrediente fondamentale per la salute del nostro cervello: la salute vascolare.
Cuore e cervello, altro che dualismo
La salute vascolare ha un forte impatto sul rischio di invecchiamento cognitivo, di demenze e di Alzheimer, particolarmente nelle donne ma non solo. Fattori di rischio tipici cardiovascolari, come l’ipertensione e lo stress ossidativo, il diabete di tipo 2 e alti valori di colesterolo e trigliceridi sono infatti correlati a deficit cognitivi.
Se infatti la riserva cerebrale è il buon funzionamento del motore e la riserva cognitiva è un buono stile di guida, la salute cerebrovascolare è l’accesso della quantità e qualità giusta di benzina. Il deterioramento dei vasi cerebrali modifica l’afflusso di sangue nel cervello, provocando il rischio di micro infarti o micro emorragie cerebrali, aumento dello stress ossidativo (eccesso di radicali liberi) e dello stato infiammatorio, con danni a livello cellulare.
Per questo motivo i problemi cerebrovascolari sono la seconda causa di demenza negli over 60 (demenza vascolare) e lo stress ossidativo nelle persone con ipertensione raddoppia il rischio di sviluppare Alzheimer. A seconda dell’area interessata, i danni cerebrovascolari possono colpire l’area della memoria o causare difficoltà ad iniziare un’azione, rallentamenti nel ragionamento, cambiamenti di umore e di personalità, deficit del linguaggio.
Proteggere la salute vascolare, fare regolarmente esercizio non agonistico, impegnarsi cognitivamente tutti i giorni a qualunque età, controllare gli stili di vita, integrazione alimentare mirata e soprattutto l’assunzione di consapevolezza che passa attraverso l’informazione e la valutazione clinica sono buoni ingredienti per vivere la vecchiaia senza perdere contezza di sé e rapporto con gli altri.
SoLongevity vi propone CardioAge e NeuroProtection
Il bello della nutraceutica è che si possono associare due o più prodotti per una azione sinergica che ne potenzia il beneficio. Nel caso specifico della tutela della riserva cognitiva e del potenziamento delle performance cognitive, SoLongevity suggerisce l’azione combinata di CardioAge (specifico per la salute vascolare) e NeuroProtection (specifico per le performance cognitive).
SoLongevity CardioAge contribuisce al benessere del sistema cardiovascolare e neurovascolare, essenziale per minimizzare il rischio di patologie cardiocircolatorie e neurodegenerative e salvaguardare le funzioni cognitive. Inoltre promuove la produzione endogena di Glutatione per una efficace azione antiossidante e migliora il microcircolo, particolarmente importante con l’avanzare dell’età perché ha a che fare con la qualità della vista e dell’udito e può provocare disagi agli arti inferiori con gonfiore e dolore.
SoLongevity CardioAge fornisce un contributo triplice riducendo un fattore di rischio aterosclerotico come l’iper-omocisteinemia, promuovendo un’azione anti-infiammatoria e anti-ossidante e l’integrazione di folati.
L’integratore alimentare NeuroProtection appartenente ad una nuova generazione di nutraceutici che possono supportare il recupero delle energie mentali in momenti di difficoltà, ma anche come profilassi per sostenerle con l’andare del tempo. Le difficoltà di memoria e di concentrazione, la stanchezza mentale e i disturbi del sonno, infatti, da sintomi estemporanei possono, con l’età, divenire più persistenti e significativi.
Stress ossidativo e infiammazione, che agiscono a livello del sistema nervoso periferico e centrale, sono riconosciuti come elementi di innesco delle patologie neurodegenerative. SoLongevity NeuroProtection contribuisce al regolare funzionamento delle performance cognitive agendo sullo stress ossidativo, sul metabolismo cellulare e sul sistema neuro-vegetativo. E’ indicato in caso di ridotte performance cognitive, disturbi del sonno, post Covid, difficoltà di concentrazione, stili di vita “pro-ossidanti” (fumo, dieta ipercalorica, sedentarietà), familiarità con patologie neuro-degenerative ed inizio di Mild Cognitive Impairment (MCI) (deficit cognitivo diagnosticato)
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