Salute dei reni: l’importanza della prevenzione
In Italia, nonostante che il 10% della popolazione (fino al 40% degli anziani) sia colpito da una malattia renale cronica, questa patologia è sotto-diagnosticata nei suoi stadi iniziali anche in chi presenta dei fattori di rischio, come il diabete, l’ipertensione, i problemi cardiaci, l’obesità. L’assenza di sintomi inoltre ne ritarda la diagnosi precoce, che potrebbe evitare la diminuzione della funzionalità renale e l’evoluzione allo stadio finale, che comporta la dialisi o la morte prematura.
Purtroppo, benché dal benessere dei reni dipenda il corretto funzionamento di tutte le cellule del corpo, si parla poco, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, della loro funzione e dell’importanza della prevenzione.
La funzione dei reni
I reni sono due organi che si trovano nella parte posteriore della cavità addominale ai lati della colonna vertebrale: il rene destro è in posizione più bassa rispetto al rene sinistro, per lasciare spazio al fegato. Ciascun rene è lungo circa 10,5-12 cm, pesa circa 160 grammi ed ha la forma simile a quella di un fagiolo.
Quando pensiamo a questi due organi, associamo subito ad essi la funzione di regolare la composizione dei liquidi corporei, di filtrare il sangue e di eliminare attraverso le urine le scorie presenti nell’organismo. Sono indubbiamente le funzioni principali, però i reni sono molto importanti anche per altri motivi.
Sono questi organi infatti a secernere l’eritropoietina, un ormone fondamentale, perché stimola il midollo osseo a produrre i globuli rossi. Non dimentichiamo che proprio i globuli rossi contengono l’emoglobina, una proteina molto importante, se pensiamo che è deputata al trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai vari tessuti ed anche a portare ai polmoni l’anidride carbonica, cioè lo scarto del metabolismo, perché venga espulsa.
Non solo, ma i reni secernano anche la renina, un enzima che svolge un’importante funzione nella regolazione della pressione arteriosa e trasformano la forma inattiva della vitamina D, prodotta a livello cutaneo, in una forma attiva di vitamina D (calcitriolo), che favorisce l’assorbimento del calcio e del fosforo.
Le patologie renali più comuni
Come abbiamo già detto il 10% della popolazione soffre di una malattia renale cronica e dalle statistiche emerge che la mortalità legata alle malattie renali è in continuo aumento, al punto che, secondo le stime, entro il 2040 sarà la quinta principale causa di morte.
Le malattie renali sono numerose, per cui ci limitiamo a citare le più comuni:
- i calcoli renali
- la pielonefrite (un’infezione batterica)
- la nefropatia diabetica (una delle complicazioni più frequenti del diabete)
- l’idronefrosi (causata dal ristagno dell’urina nel rene)
- il rene policistico
- il tumore
- l’ insufficienza renale.
In particolare l’ insufficienza renale indica l’incapacità dei reni a svolgere le loro funzioni. Ne esistono due tipi: l’insufficienza renale acuta e l’insufficienza renale cronica. La prima è reversibile, al contrario della seconda. In generale si può rallentare l’evoluzione dell’insufficienza renale cronica, però, molto spesso viene diagnostica troppo tardi, quando la malattia è già arrivata agli ultimi stadi. A quel punto si può intervenire soltanto con la dialisi o con il trapianto renale.
Cause delle malattie renali
Le cause delle patologie renali sono varie, ma essenzialmente sono riconducibili a
- malattie di natura infiammatoria che coinvolgono i reni, sia primitive che secondarie
- infezioni batteriche di varie origini
- ostruzione delle vie urinarie
- stenosi dell’arteria renale, causata da un’ostruzione dell’arteria che porta il sangue ai reni
- diabete mellito, particolarmente pericoloso, proprio perché alti livelli di zuccheri danneggiano i reni
- ipertensione arteriosa e colesterolo alto
- insufficienza cardiaca
- obesità
- età avanzata.
Come cambiano i reni dopo i 60 anni
L’aumento dell’età causa un restringimento delle arterie, per cui il rene, non ricevendo più la quantità di sangue necessaria, tende a perdere costantemente la sua massa, arrivando fino ad una riduzione del 30% nelle persone over 70. La diminuzione della massa implica di conseguenza una diminuzione della funzione renale.
Se poi subentrano altri malattie, tipiche dell’età (come per esempio il diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2, l’ipertensione arteriosa, i livelli elevati di colesterolo e trigliceridi nel sangue o l’ipertrofia prostatica) si comprende come il rene, in età avanzata, rischi di sviluppare una malattia renale cronica e quindi di funzionare male.
Come possiamo proteggere i nostri reni? La parola d’ordine è prevenzione
Purtroppo le malattie renali sono silenti, in quanto, nella fase iniziale, non presentano particolari sintomi. Anche se non si manifestano dei segni specifici, però, ci sono dei campanelli d’allarme, che non dovremmo trascurare. La pressione alta, per esempio, potrebbe essere un importante indicatore di una patologia renale, come lo sono il diabete od un improvviso gonfiore delle gambe. Proprio perché le malattie renali si sviluppano in modo silenzioso, è importante arrivare quanto prima ad una diagnosi precoce.
La creatinina, gli esami delle urine, la misurazione della pressione arteriosa e l’ ecografia sono i quattro elementi essenziali nella diagnostica precoce, che ovviamente vanno ripetuti periodicamente.
La prevenzione delle malattie però non comprende solo misure volte ad arrestare o a ritardare la loro evoluzione attraverso una diagnosi precoce ed una terapia appropriata, ma comporta anche l’assunzione di comportamenti che possano prevenire l’insorgenza delle malattie e che possano ridurre o contrastare i fattori di rischio.
Perché i nostri reni lavorino bene, è fondamentale allora adottare uno stile di vita sano, che si basa essenzialmente su
- mantenere una pressione arteriosa nei limiti normali
- evitare l’obesità
- controllare la glicemia, i trigliceridi ed il colesterolo
- ridurre il sale
- curare l’alimentazione
- praticare una costante e regolare attività fisica di tipo aerobico.
Da uno studio dell’università di Hong Kong, pubblicato, nel luglio dell’anno scorso, sulla rivista scientifica, British Journal of Sports Medicine emerge, infatti, che correre due volte a settimana o camminare per un ora al giorno diminuirebbe del 9% il rischio di sviluppare malattie dei reni rispetto a chi è sedentario.
Quale dieta seguire?
Abbiamo visto che la funzione principale dei reni è l’eliminazione della sostanza di rifiuto prodotta dal metabolismo, cioè da quelle funzioni che permettono che ciò che introduciamo con l’alimentazione venga prima assorbito per i bisogni del nostro organismo e poi venga eliminato.
Visto che sono proprio i reni a dover espellere i prodotti finali introdotti con l’ alimentazione, è particolarmente importante tenere sotto controllo ciò che mangiamo.
Gli studi sull’argomento consigliano di seguire una dieta bilanciata con poche proteine, ma ricca di legumi (che contengono proteine vegetali, minerali e vitamine), di frutta, noci, verdura e cibi integrali, che aiutano i reni ad espellere le tossine.
Viene raccomandato inoltre di bere almeno 1,5 l di acqua al giorno. Questa raccomandazione riguarda soprattutto le persone anziane, perché sono quelle più a rischio di disidratazione. Con l’età, infatti, si avverte meno o addirittura non si avverte lo stimolo della sete, in quanto i cambiamenti fisiologici, dovuti all’invecchiamento, inibiscono l’area del cervello preposta allo stimolo della sete.
Cuore e rene: un binomio strettissimo
Si tratta di raccomandazioni che non solo fanno bene ai reni, ma anche al cuore, soprattutto perché i due organi sono strettamente interconnessi. Non a caso chi soffre di malattie renali è più esposto al rischio di infarti e di ictus. Come si legge in una relazione congiunta della Società Italiana di Cardiologia e della Società Italiana di Nefrologia, apparsa sul Giornale Italiano di Cardiologia la malattia cardiaca infatti “può essere esacerbata dalla malattia renale, perché accelera il processo aterosclerotico tramite l’incremento dell’infiammazione, la perturbazione del metabolismo lipidico e modifiche nel metabolismo dei minerali a livello osseo”. In pratica, peggiorando il rene, peggiora anche il cuore, oppure, aggravandosi il cuore, si rischia di deteriorare anche il rene.
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