Overtourism: cos'è, cause e soluzioni sostenibili
Il turismo rappresenta una fetta importante per l’economia di ogni paese, essendo una fonte di introiti e uno strumento di valorizzazione e promozione del territorio. Tuttavia, quando i suoi flussi sono troppo consistenti possono creare dei seri problemi. Le mete in cui la folla dei turisti supera – spesso anche di molto – la capacità di accoglienza del posto sono tante, con conseguenze molto negative sia sull’ambiente, che sulla vita degli abitanti. Proprio qui emerge il termine overtourism, di cui negli ultimi anni si parla sempre più spesso: questa parola indica una presenza di visitatori eccessiva in una determinata meta. Analizziamo di seguito questo fenomeno diffuso ed estremamente complesso, approfondendone le cause ed esplorando le soluzioni sostenibili con contenerlo.
Che cos’è l’overtourism
Quando il numero di turisti supera la capacità di accoglienza di una meta si verifica il fenonemo dell’overtourism, in italiano letteralmente “troppo turismo”, indicato anche con i termini sovraffollamente turistico, sovraturismo, overturismo e iperturismo. Questo neologismo appare per la prima volta nel 1986 in un articolo di Max Borlin, che lo compara allo sfruttamento delle risorse naturali, e nel 2015 la giornalista Freya Petersen ne fa uso a proposito del sito di Pompei. Tuttavia, la vera diffusione del termine risale al 2016 in seguito a un articolo di Rafat Ali, fondatore di Skift, startup statunitense con un focus sull’industria del turismo. Il termine entra nel dizionario Oxford nel 2018 e negli anni si diffonde nel dibattito mondiale e tra i media, tanto che ormai si sente sempre più spesso parlare.
La lista delle destinazioni vacanziere che soffrono per il sovraturismo è ormai davvero lunga. Si tratta di mete la cui fama le rende estremamente ambite, tanto da essere veri e propri magneti per orde di turisti. Queste destinazioni attirano turisti “mordi e fuggi”, che le visitano velocemente, facendo tappa nei punti più conosciuti e, giusto il tempo di uno scatto da postare sui social, se ne vanno per partire alla volta della prossima meta da fotografare. Il risultato è un turismo che diventa insostenibile per i luoghi, danneggiando gli ambienti e le popolazioni locali. Fenomeno ormai molto diffuso, il sovraffolamente turismo colpisce soprattutto le città d’arte, i siti riconosciuti Patrimonio Unesco e le destinazioni naturalistiche più famose. Tra le mete più interessate all’overtourism troviamo città come Barcellona, Amsterdam, Parigi, Santorini, Venezia, Firenze e Capri.
Sovraffollamente turistico: le principali cause
Le cause dell’overtourism sono diverse e spesso connesse tra loro. Tra queste rientrano cambiamenti nel modo di viaggiare, maggiore accessibilità di viaggi e spostamenti, politiche di liberalizzazione dei visti, globalizzazione, aumento del potere di acquisto, disponibilità crescente di alloggi a basso prezzo e degli affitti brevi, diffusione di piattaforme come Airbnb, trasporti più economici, marketing turistico aggressivo con costanti offerte e incremento dei voli low cost. La diffusione del fenomeno è anche incentivata dai social media, responsabili negli ultimi anni dell’affermarsi di un “turismo instagrammabile” e della viralità dei contenuti a tema viaggi, che hanno reso molti luoghi destinazioni di massa da fotografare assolutamente. Inoltre, film e serie hanno il loro peso, rendono famose le loro location, in cui si desidera approdare per riviverne l’atmosfera.
Sulla diffusione dell’overtourism pesa la crescita del settore dei viaggi, tenendo conto che le presenze internazionali sono praticamente raddoppiate negli ultimi 20 anni. Dopo il periodo pandemico i flussi turistici hanno conosciuto una nuova espansione che sembra non arrestarsi nel futuro: questo, se da un lato ha migliorato l’economia del comparto, dall’altro lato ha inesorabilmente aumentato l’overturismo.
Il troppo turismo è influenzato anche dal fatto che molti paesi vedono ancora oggi il settore solo come una fonte di introiti, spingendo sull’aumento delle affluenze piuttosto che sul contenimento dei flussi. Bisogna sottolineare anche come spesso la pianificazione turistica da parte delle politiche locali non sia adeguata e manchi una generale consapevolezza su quanto sia importante trovare il giusto equilibrio tra il turismo e il rispetto dei territori e dei loro abitanti.
Effetti negativi del troppo turismo
L’overtourism porta con sé conseguenze molto negative sulle destinazioni che ne sono colpite. Tra gli effetti ad esso correlati spiccano i problemi ambientali di cui è responsabile: il troppo turismo mina la flora e la fauna, distrugge gli ecosistemi, è fonte di inquinamento, sfrutta il suolo e contribuisce alla deforestazione. Per esempio, le barriere coralline a livello mondiale sono danneggiate in modo irreversibile non solo per il surriscaldamento del Pianeta, ma anche per le attività turistiche sfrenate, come immersioni, snorkeling e l’ormeggio di imbarcazioni.
Iperturismo significa anche aumento indiscriminato della mole dei rifiuti, causa di inquinamento e problemi nel loro smaltimento. Il fenomeno determina inquinamento acustico, peggioramento dell’aria, traffico eccessivo e sovraffolamento dei mezzi pubblici. Tra i suoi effetti negativi rientrano danni al patrimonio culturale, minando centri storici e monumenti, code interminabili, scarsità di parcheggi e ospedali e impianti fognari in affanno.
Oltre all’ambiente, a pagare il prezzo dell’overtourism sono i residenti, che si ritrovano in luoghi invivibili, dovendo fare ogni giorno i conti con vie brulicanti di turisti, prezzi e affitti gonfiati (portando anche a crisi abitative) ed esercizi storici chiusi, sostituiti dall’ennesimo negozio di souvenir. Per non parlare poi del fatto che le mete più colpite dall’iperturismo spesso vengono minate dai comportamenti purtroppo ancora spesso poco rispettosi da parte dei visitatori, che lasciano rifiuti in giro, bivaccano nei luoghi meno opportuni e disturbano con i loro schiamazzi.
La problematica incide su ricorrenze e artigianato, che diventano orientati principalmente al turismo, svuotandosi dei loro significati intrinsechi connessi alla cultura locale. Tutto questo contribuisce a trasformare le mete in una sorta di parco giochi, minandone l’autenticità e spingendo i residenti a fuggire. Non mancano anche episodi di protesta da parte dei cittadini contro il turismo sfrenato, stufi del suo impatto sulle loro vite.
Bisogna anche sottolineare come il fenomeno renda le mete vulnerabili ai cambiamenti del turismo, che risentono pesantemente di eventuali cali nei flussi per via di crisi, ragioni stagionali o pandemie, come è accaduto durante l’emergenza da Covid-19. Non da ultimo l’esperienza turistica stessa viene minata, rendendo la permanenza nelle mete più prese d’assalto stressante e poco appagante.
Soluzioni sostenibili e strategie per mitigare l’overtourism
L’overturismo rappresenta un problema urgente da affrontare e per farlo servono soluzioni sostenibili con cui arginare il suo impatto e ridurne la portata. Per proteggere i luoghi e i loro abitanti, la sfida è quella di trovare strategie mirate grazie alle quali mettere un freno a questo fenomeno tanto diffuso quanto pericoloso. In questa direzione, diversi approcci e la sinergia di azioni differenti possono contribuire in modo concreto a combattere l’iperturismo. Tra le strade percorribili spicca la valorizzazione di mete meno note al turismo di massa, ma comunque di pregio, come borghi, angoli di natura incontaminata e siti artistici. Per esempio nel Bel Paese la rete dei Borghi più belli d’Italia mira proprio a far conoscere paesi dal fascino suggestivo sparsi lungo tutto lo Stivale, contribuendo a una migliore distribuzione dei flussi turistici sul territorio.
Una promozione dei territori più mirata a scollegata dai periodi di alta stagione rappresenta una via ulteriore, organizzando ad esempio manifestazioni di interesse o itinerari allo scopo di destagionalizzare l’afflusso dei turisti. Un’altra strategia efficace consiste nel creare nelle aree lontane dalle mete di massa nuovi poli d’interesse, in modo da ridistribuire i flussi turistici, incentivando la scoperta di luoghi meno visitati.
Come nel caso di Venezia, una soluzione concreta nei luoghi più presi d’assalto dal turismo di massa è l’introduzione di un’imposta di soggiorno per i visitatori. A partire dalla primavera 2024, nella Serenissima è stato introdotto il contributo per i turisti (tra i 5 e i 10 euro in base all’anticipo della prenotazione) nelle giornate di alta stagione, in modo da evitare il turismo mordi e fuggi.
Parallelamente, per rendere il turismo più etico è fondamentale sensibilizzare sull’importanza del rispetto luoghi e incentivare modalità di viaggio incentrate sul turismo slow, portando a scoprire le destinazioni a ritmo lento e privilegiando l’autenticità piuttosto che la quantità. È poi cruciale sostenere le tradizioni locali e la loro autenticità, mettendo in atto iniziative volte a valorizzare l’artigianalità. In questa direzione è bene valorizzare mercatini, tradizioni locali e botteghe non in ottica di promozione turistica, ma bensì allo scopo di creare una reale connessione tra la comunità e i viaggiatori e rendere il turismo più partecipato e sostenibile.
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