Come funziona la pensione per gli italiani che vivono all'estero
L’arrivo della pensione rappresenta sempre un momento di svolta. Se da una parte è molto atteso, magari anche da anni, nel desiderio di avere più tempo da dedicare a se stessi, dall’altra può essere una fase delicata, visto che determina nuovi ritmi, routine, abitudini e la perdita della propria identità connessa al lavoro. A tutto questo si aggiunge il fatto che possono sorgere dubbi riguardanti la pensione e i suoi risvolti: il trattamento previdenziale diventa un pilastro fondamentale in questo periodo di vita, rappresentando la propria fonte di reddito in sostituzione a quella lavorativa, e proprio per questo è importante essere ben informati sul suo funzionamento e i vari aspetti ad esso correlati. Ogni anno i nuovi pensionati, ma anche quelli già in pensione, si pongono sempre numerosi quesiti proprio sul tema della pensione. Tra questi, c’è anche il dubbio su cosa accada se si vive all’estero. Scopriamo quali sono le implicazioni della pensione in questo caso e gli aspetti utili da conoscere.
Pensionati italiani che si trasferiscono all’estero: un fenomeno sempre più diffuso
Essere in pensione significa avere a disposizione molto più tempo libero, potendo dedicarsi a hobby, rispolverare vecchi progetti e scoprire nuove passioni. Non avendo più un orario lavorativo, si hanno molte ore libere a disposizione, potendo concentrarsi su aspetti ai quali prima non riusciva a dedicare tempo. Tra questi, per esempio, ci sono i viaggi, spesso difficili da conciliare con i ritmi lavorativi, mentre in pensione è molto più semplice organizzare una partenza, conducendo uno stile di vita più flessibile. C’è chi, non avendo più vincoli legati al lavoro, coglie la pensione come un’opportunità per trasferirsi all’estero, lasciando l’Italia per vivere in un paese che magari ha sempre sognato.
Negli ultimi anni, quella dei pensionati che si spostano all’estero è una tendenza in crescita: questo fenomeno non è solo mosso dal desiderio di vivere in un nuovo luogo, ma anche dalla possibilità di stabilirsi in stati in cui il costo della vita è più basso e si possono ottenere anche vantaggi fiscali. L’emigrazione previdenziale è sempre più diffusa e interessa principalmente i paesi europei, sia per la vicinanza con l’Italia, sia per la qualità di vita e i servizi sanitari garantiti. In particolare, la fuga degli italiani pensionati all’estero è mossa dal peso fiscale minore che grava sulle pensioni di chi vive in determinati paesi.
Secondo i dati solo nel 2024 le pensioni pagate all’estero dall’INPS hanno raggiunto un importo complessivo di 1,75 miliardi di euro, superando circa 310mila trattamenti e interessando 160 paesi, tra i quali il 62% è localizzato in Europa. Per quanto riguarda le pensioni pagate all’estero, tra queste sono compresi sia i trattamenti liquidati in base ai periodi assicurativi italiani, sia per quelli in regime internazionale, liquidati per periodi maturati in Italia e all’estero.
Come ottenere lo status di pensionato all’estero
Se si è in pensione e si intende trasferirsi all’estero, è fondamentale seguire alcuni passaggi burocratici per continuare a ricevere regolarmente la pensione. Il primo step consiste nel trasferire la residenza dall’Italia al nuovo indirizzo estero, in modo tale da dimostrare di essere pensionati italiani residenti all’estero. Per essere considerati fiscalmente residente all’estero, non bisogna essere stati iscritti all’anagrafe dei residenti in Italia per più della metà dell’anno e occorre vivere nel nuovo paese da minimo 183 giorni. Inoltre, non bisogna avere avuto dimora o domicilio in Italia per più della metà di un anno. Qualora questi criteri non vengano rispettati, si continua a essere considerati residenti in Italia e la pensione viene tassata secondo quanto prevedono le regole dell’INPS.
Nel momento in cui la residenza viene spostata all’estero si ottiene l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) per poi procedere con la comunicazione del cambio di residenza all’Istituto previdenziale e del proprio IBAN relativo al nuovo conto corrente aperto all’estero, in modo tale che il trattamento venga accreditato nel paese di residenza.
Terminate le procedure, l’INPS versa la pensione sul conto estero, senza applicare la ritenuta alla fonte prevista sulle pensioni italiane. Infatti, la tassazione avverrà nel nuovo paese di residenza a seconda della fiscalità locale oppure delle norme previste per i pensionati all’estero o ancora di eventuali convenzioni stipulate con l’Italia.
Durante tutto questo processo, il pensionato può avvalersi del supporto dei patronati INAS e CISL presenti nel paese in cui si è trasferito, che spesso offrono assistenza nella gestione delle pratiche previdenziali, burocratiche e fiscali connesse al trasferimento all’estero. Ci si può affidare anche a una consulenza guidata da esperti, grazie alla quale analizzare il proprio scenario pensionistico.
La questione del fisco e della doppia imposizione
Tra i problemi più diffusi che riguardano i pensionati italiani trasferitisi all’estero spicca la doppia tassazione. Infatti, il rischio è quello ritrovarsi a pagare le tasse sia in riferimento al nostro paese, che di quello estero. Per evitare questa criticità, l’Italia ha stipulato diverse convenzioni con vari Stati con cui viene stabilito in quale paese il trattamento pensionistico debba essere tassato, evitando che uno stesso reddito venga tassato due volte. Tendenzialmente, nei paesi in cui esiste un accordo, l’Italia non applica la ritenuta alla fonte e la tassazione avviene nel nuovo paese di residenza.
Se ci si trasferisce in un paese senza convenzione si rischia di dover pagare sia le imposte locali che la tassazione italiana, ritrovandosi così con la doppia imposizione, salvo che non sia previsto un meccanismo di credito d’imposta da parte della normativa locale. Proprio per questo, è fondamentale verificare sempre, prima di trasferirsi all’estero, se esista una convenzione tra il paese di destinazione e l’Italia.
Pensioni all’estero: casi particolari
Quando si parla di pensioni e trasferimento all’estero, ci sono casi particolari da considerare. Per esempio, se una persona ha lavorato in più paesi dell’Unione Europea, dello Spazio Economico Europeo o in Svizzera, i suoi periodi assicurativi vengono totalizzati. Ogni stato calcola e paga una quota di pensione proporzionata ai contributi versati secondo il suo sistema, mentre l’INPS funge da coordinatore. Questa regola vale esclusivamente per le pensioni contributive e previdenziali e non per quelle assistenziali.
Un altro aspetto da tenere in considerazione sono le pensioni inesportabili, come le prestazioni sociali e assistenziali, che non possono essere corrisposte fuori dall’Italia, essendo connesse alla residenza nel territorio nazionale.
Per quanto riguarda le pensioni pubbliche esistono regole particolari: nella maggior parte delle convenzioni internazionali rimangono tassate nel Paese che eroga il trattamento. Pertanto, a differenza dei pensionati del settore privato, quelli pubblici italiani vedono raramente la possibilità di una defiscalizzazione all’estero.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.
