Riforma pensioni 2026: cosa cambia per i lavoratori, tempi e requisiti
La riforma delle pensioni del 2026 porta novità importanti. Cambiano i requisiti per andare in pensione e alcune vie di uscita anticipata vengono eliminate: restare aggiornati sulle modifiche è fondamentale per capire quando e come andare in pensione.
Fine di Quota 103 e Opzione Donna
Dal 1° gennaio 2026, due meccanismi di pensione anticipata molto usati — Quota 103 e Opzione Donna — non saranno più disponibili.
Quota 103 permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, mentre Opzione Donna era un canale pensato in particolare per le donne con almeno 35 anni di contributi.
La loro scomparsa significa che molti non potranno più contare su questi percorsi di uscita anticipata già dal 2026.
Che cosa resta: l’APE Sociale
Anche se Quota 103 e Opzione Donna spariscono, resta attivo l’APE Sociale. Questo meccanismo consente a certe categorie — come disoccupati, caregiver, invalidi o lavoratori con mansioni gravose — di lasciare il lavoro prima dell’età standard. Per accedervi, è necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età e un’anzianità contributiva minima di 30-36 anni a seconda della categoria. Non è compatibile con altri sussidi di disoccupazione o con il lavoro continuativo, e richiede la cessazione definitiva dell’attività lavorativa.
Età pensionabile: cosa cambia dal 2027
Una delle novità più rilevanti riguarda l’età per la pensione di vecchiaia. Con l’adeguamento alla speranza di vita, previsto dalla legge, dal 2027 l’età pensionabile salirà. Secondo le prime indicazioni: per la pensione di vecchiaia si arriverà a circa 67 anni e 3 mesi. Per la pensione anticipata ordinaria, aumenteranno leggermente anche i requisiti contributivi.
Va però evidenziato che il governo prevede una “sterilizzazione” dell’aumento automatico per alcune categorie, come chi svolge lavori usuranti o gravosi, almeno nei primi anni.
Effetti sui nuovi pensionati e rivalutazione assegni
Per chi andrà in pensione dal 2026, il montante contributivo sarà rivalutato secondo i coefficienti aggiornati del biennio 2025-2026. La rivalutazione darebbe un piccolo beneficio: ad esempio, l’importo lordo stimato su base annuale potrebbe aumentare rispetto al passato, ma l’assegno reale (al netto di tasse e contributi) dipenderà da vari fattori: età, contributi versati, coefficiente di trasformazione.
Per quanto riguarda le pensioni minime per soggetti in condizioni disagiate, la riforma prevede un aumento di circa 20 euro al mese, a partire dal 2026.
Cosa significa per chi lavora oggi
Molti lavoratori che speravano in una pensione anticipata con 62-64 anni dovranno rivedere i piani. Con la fine di Quota 103 e Opzione Donna, e con l’aumento dell’età pensionabile, l’accesso anticipato sarà più difficile. Se non si rientra nei casi di APE Sociale, si rischia di dover lavorare più a lungo.
Chi inizia ora a costruire la carriera dovrebbe prendere in considerazione la previdenza complementare per integrare la pensione pubblica, in vista di requisiti più rigidi e incertezze sull’importo finale. Alcune proposte di riforma ipotizzano strumenti di flessibilità per uscite anche a 64 anni, ma con condizioni molto selettive.
La Riforma pensioni 2026 dunque cambia molto per i lavoratori italiani. Via Quota 103 e Opzione Donna, restano l’APE Sociale e la pensione ordinaria con età aumentata. Dal 2027 servono più anni o più contributi per andare in pensione. Per molti, tutto ciò significa ricalcolare i tempi di uscita dal lavoro. Per altri, valutare con cura anche la previdenza integrativa.
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