Che fine hanno fatto le ragazze di Non è la Rai?
Storie, carriere, successi e vite lontane dai riflettori delle protagoniste del programma che ha segnato la tv italiana negli anni ’90
C’erano le palme finte, una piscina che sembrava uscita da un villaggio turistico e la musica sparata a volumi da discoteca. E poi c’erano loro, le ragazze, decine e decine tra i dodici e i vent’anni, che ogni giorno apparivano davanti alle telecamere in diretta dallo Studio 1 del Centro Palatino di Roma. Ballavano, cantavano, telefonavano al pubblico da casa, lanciavano jingle e siparietti con una spensieratezza e un’allegria contagiose. Erano loro, le ragazze di Non è la Rai, il programma di Gianni Boncompagni e Irene Ghergo che tra il 1991 e il 1995 ha rivoluzionato per sempre l’immaginario televisivo italiano diventando la colonna sonora di quei pomeriggi che hanno cambiato il modo stesso di fare televisione in Italia.
Per quattro stagioni, infatti, Non è la Rai è stato un laboratorio di culture pop e insieme una precoce scuola di vita, oltre che un vero e proprio fenomeno generazionale. Una comunità al femminile in cui si diventava famosi senza volerlo davvero, si imparava a stare davanti alla telecamera come se fosse la cosa più naturale del mondo e ci si ritrovava catapultati in un universo frivolo sì, ma con il cuore. Le ragazze erano tantissime – quasi un centinaio all’inizio – e sembrava impossibile distinguere nettamente le une dalle altre. Eppure, col tempo, ognuna si è ritagliata un posto preciso nell’immaginario collettivo tanto che, trent’anni dopo l’ultima puntata, l’effetto nostalgia è ancora fortissimo. E la domanda che rimane è una sola, che fine hanno fatto le ragazze di Non è la Rai? E cosa resta oggi di un programma che, prima ancora dei social, aveva creato la prima community italiana?
COME NASCE UN MITO: BONCOMPAGNI, GHERGO E L’ITALIA DEGLI ANNI NOVANTA
Non è la Rai nasce da un’intuizione geniale di Gianni Boncompagni e Irene Ghergo che pensarono di trasformare la televisione in un luogo abitato da ragazze vere, non ancora star, e restituire al pomeriggio italiano un’energia leggera, irriverente e modernissima. Le giovani protagoniste arrivano quasi tutte dalle edizioni di Domenica In dirette da Boncompagni negli anni Ottanta mentre altre erano state scovate grazie a quei provini che restituivano l’essenza stessa di un’Italia che considerava ancora la Tv come un potenziale ascensore sociale.
Il programma, originariamente trasmesso su Canale 5 e poi spostato su Italia 1 debuttò con Enrica Bonaccorti alla conduzione, seguita poi da Paolo Bonolis fino al 1994 quando il timone della trasmissione passa alla quindicenne Ambra Angiolini, che diventa l’icona indiscussa dell’ad0lescenza degli anni Novanta. E oggi, dove sono Ambra e le altre ragazze?
Per molti Ambra Angiolini era Non è la Rai. Ambra che a quindici anni sostituisce Paolo Bonolis e tiene in mano un programma quotidiano con una naturalezza da professionista consumata. Ambra del tormentone “t’appartengo io ci tengo” di cui ancora oggi risuona l’eco. Ambra che sembrava destinata, come spesso accade, a essere ricordata come “quella del programma di Boncompagni” e che invece, con una fortissima determinazione e vincendo i suoi demoni personali, ha ribaltato ogni previsione. L’Ambra Angiolini di oggi è un’attrice– intensa, complessa, versatile –risultato di una rinascita lenta, niente affatto scontata, che l’ha portata a essere uno dei volti più credibili della scena italiana, musa di grandi registi e stimata interprete teatrale che ha saputo monetizzare quella sensibilità per la quale era celebre.
Accanto a lei c’è Claudia Gerini, che da subito ha mostrato di possedere un’energia diversa. Più adulta, più consapevole, già affilata nel talento e subito protagonista dei gossip per la sua storia con Boncompagni funestata dalla differenza di età. Ma lei ha saputo andare oltre e si è dedicata con passione al cinema grazie a Carlo Verdone che, riconoscendone le potenzialità, l’ha accolta nel suo universo dando il via a una carriera che l’ha vista attraversare commedie, film d’autore, ruoli complessi e molto amati. Oggi è una delle attrici – feticcio di molti autori del cinema italiano, protagonista di una carriera lunga e variegata.
E poi c’è il caso forse più sorprendente, quello di Sabrina Impacciatore. Chi la ricorda nelle sue prime apparizioni tra jingle e coreografie leggere forse non avrebbe immaginato che un giorno sarebbe stata candidata ai più prestigiosi premi internazionali grazie a The White Lotus. E invece Sabrina, con il suo talento ironico e malinconico, ha trovato all’estero un riconoscimento che in Italia sembrava tardare (ma che poi è fortunatamente arrivato), diventando un volto globale amatissimo.
Più silenzioso, ma altrettanto costante, il percorso di Nicole Grimaudo e Romina Mondello, che hanno attraversato cinema e soprattutto serie tv italiane con una continuità invidiabile. Due carriere costruite senza clamore, ma con professionalità che sono cresciute insieme alla televisione del nuovo millennio di cui sono state e sono star amatissime.
Chi è rimasta (felicemente) nel piccolo schermo
Poi ci sono le ragazze che, una volta archiviato Non è la Rai, non hanno mai lasciato davvero la televisione. Tra loro spicca Antonella Elia, che è riuscita in un’impresa rara, quella cioè di trasformarsi, reinventarsi e non sparire mai dai redar delle telecamere. Dalla Ruota della Fortuna ai reality, passando per ruoli da opinionista e partecipazioni a programmi cult, Antonella è diventata una personalità quasi archetipica della tv italiana: imprevedibile, vivace, schietta, sempre riconoscibilissima.
Accanto a lei Laura Freddi che ha incarnato per anni il ruolo della bionda della tv nazionale con leggerezza e misura. Dopo la storia con Paolo Bonolis – che all’epoca fece versare fiumi di inchiostro – è rimasta nel mondo dell’intrattenimento, poi è diventata mamma e oggi è una presenza rassicurante nei salotti televisivi.
Più professionale la strada di Alessia Mancini, che ha saputo trasformare il successo degli anni ’90 in una maturità televisiva solida da conduttrice. La sua vita privata, accanto a Flavio Montrucchio, è diventata parte della sua narrazione pubblica: una famiglia stabile, una carriera misurata, un’immagine pulita, spesso al centro di celebri spot televisivi.
E poi c’è Antonella Mosetti che ha mantenuto intatto il suo legame con la tv generalista, spesso in contesti più pop e leggeri, dai reality ai talk-show. Personaggio controverso e istintivo, è rimasta nel radar televisivo quasi senza soluzione di continuità.
Alessia Merz, al contrario, ha scelto una via più defilata. Molto amata all’epoca, ha deciso a un certo punto di lasciarsi alle spalle il mondo dello spettacolo e di dedicarsi alla famiglia. Oggi è tra i profili più riservati della scuola Boncompagni.
Chi ha scelto la vita di tutti i giorni: le ragazze comuni
Ma forse le storie più toccanti – quelle che colpiscono davvero un pubblico adulto – sono quelle delle ragazze che, dopo l’esperienza del programma, sono tornate a una vita normale ma non meno interessante.
L’ultima edizione del Grande Fratello ha riportato sotto i riflettori Ilaria Galassi, Pamela Petrarolo ed Eleonora Cecere, presentate come “le Non è la Rai” in un ritorno affettuoso che ha avuto un suo perché. Le loro vite, infatti, raccontano che cosa significhi diventare famosi da giovanissimi in un Paese che, finita la festa, non ha mai saputo accompagnare davvero le sue meteore.
Eleonora Cecere è tornata al suo lavoro di guardia giurata, con la dignità e la lucidità di chi sa che una parentesi televisiva può essere importante, ma non definisce un destino.
Ilaria Galassi – che negli anni ha attraversato anche momenti difficili – è oggi in cerca di stabilità, come tanti.
Pamela Petrarolo, voce e presenza musicale di quegli anni, non ha mai perso la passione per il palcoscenico e continua a pubblicare brani, a esibirsi, a provarci con la stessa determinazione di allora.
Perché ci interessano ancora?
Il fascino senza tempo di quelle ragazze non dipende solo da un’anacronistica operazione nostalgia. Non è la Rai è stato un fenomeno culturale, un laboratorio di ciò che la tv – e poi i social – sarebbero diventati vale a dire un luogo dove ragazze comuni diventano familiari, l’adolescenza si fa spettacolo, e il pubblico ha l’illusione di conoscere davvero chi vede sullo schermo.
Ha anticipato le influencer, le community, i talent show. Ha definito un’estetica che oggi è tornata di moda cambiando una volta per tutte il modo in cui si guarda la tv, e forse anche il modo in cui si guardano le donne giovani in televisione. Perché, in fondo, quelle ragazze non erano solo un gruppetto preso da un casting ma erano un pezzo dell’Italia che stava crescendo. E quelle stesse ragazze oggi, famose o meno che siano, fanno parte della storia condivisa di un programma che ha segnato un’epoca e che, nel raccontare le loro vite, ha raccontato anche la nostra.
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