Dazi: cosa sono, come funzionano e perché devi saperlo
Con Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti i dazi doganali sono tornati prepotentemente al centro del dibattito politico ed economico. Ma cosa sono esattamente? E come funzionano? Ma soprattutto, perché è importante conoscerli, anche se non si lavora nel commercio internazionale?
Cosa sono i dazi doganali
I dazi, o dazi doganali, sono imposte che uno Stato applica alle merci importate (e in alcuni casi esportate) nel proprio territorio. Il loro scopo originario era semplice: proteggere l’economia nazionale, tassando i prodotti stranieri per renderli meno competitivi rispetto a quelli locali.
In termini pratici, un dazio è un costo aggiuntivo che si applica al momento dell’ingresso di un bene nel Paese. Il valore può essere fisso (ad esempio 50 euro a tonnellata) oppure calcolato in percentuale sul prezzo del prodotto (ad esempio il 10% del valore dichiarato della merce).
Oggi i dazi non sono più solo uno strumento fiscale, ma anche geopolitico: si usano letteralmente come leve strategiche in accordi internazionali, guerre commerciali e trattative multilaterali. Esattamente come sta accadendo tra l’America e il resto d’Europa.
Come funzionano i dazi: il meccanismo dietro le quinte
Per comprendere come funzionano i dazi bisogna partire dalla dogana. Ogni volta che una merce attraversa un confine, è soggetta a controlli e verifiche da parte delle autorità doganali. Durante questa fase si determina:
- Il valore doganale del prodotto;
- La categoria merceologica (secondo un codice internazionale chiamato HS Code);
- La provenienza del bene;
- L’eventuale applicazione di dazi, accise o IVA.
Il pagamento del dazio è a carico dell’importatore, che poi può decidere se assorbire il costo o trasferirlo sul prezzo finale per il consumatore. Il dazio lo incassa lo Stato, che rappresenta una voce di entrata per le casse pubbliche.
Tipi di dazi: specifici, ad valorem e misti
Non tutti i dazi sono uguali. Esistono diverse tipologie di dazi doganali, a seconda della loro struttura e finalità. Ad esempio, si parla di:
- Dazio specifico: è calcolato in base alla quantità fisica del prodotto (es. euro per chilogrammo);
- Dazio ad valorem: è una percentuale sul valore della merce (es. 15% sul valore dichiarato);
- Dazio misto: combina entrambi i criteri;
- Dazi anti-dumping: si applicano a prodotti stranieri venduti a un prezzo inferiore rispetto al mercato interno, per contrastare la concorrenza sleale;
- Dazi compensativi: introdotti per controbilanciare sussidi concessi dai Paesi esportatori.
Queste categorie rispondono a esigenze diverse, tra cui la tutela della produzione interna, il bilancio del deficit commerciale, la punizione delle pratiche scorrette o, più semplicemente, il finanziamento dello Stato.
Perché i dazi sono tornati al centro del dibattito
Negli ultimi anni, le cronache internazionali hanno portato i dazi alla ribalta. Dal confronto tra Stati Uniti e Cina, alla Brexit, fino alla recente rinegoziazione di accordi tra Unione Europea e altri partner strategici, le barriere tariffarie sono diventate strumenti di pressione politica ed economica.
Nel caso della guerra commerciale USA-Cina, ad esempio, l’amministrazione Trump ha imposto dazi su centinaia di prodotti cinesi, con l’obiettivo di ridurre il disavanzo commerciale e incentivare la produzione americana. La risposta cinese non si è fatta attendere, generando una spirale di ritorsioni che ha inciso sull’economia globale.
Effetti dei dazi sull’economia e sui consumatori
Ma quali sono gli effetti dei dazi sull’economia? L’impatto varia a seconda dei settori coinvolti, della struttura economica di un Paese e delle sue relazioni commerciali. In generale, i prezzi aumentano, i prodotti importati diventano più costosi perché l’importatore trasferisce il dazio sul prezzo finale, ma non solo. I consumatori pagano di più, specie se non esistono alternative locali, mentre le aziende locali possono guadagnare competitività, ma solo nel breve periodo. Possono anche esserci rischi di ritorsioni; i Paesi colpiti da dazi possono reagire imponendone altri, mentre la distorsione del commercio salirà alle stelle. Infatti, i flussi commerciali si sposteranno verso Paesi esenti da dazi o accordi preferenziali.
In alcuni casi, i dazi possono sostenere settori strategici e stimolare la produzione interna. In altri, finiscono per danneggiare proprio i settori che vorrebbero proteggere, soprattutto se dipendono da componenti o materie prime importate.
Qual è la situazione in Italia e in Europa
L’Italia, in quanto membro dell’Unione Europea, non applica dazi doganali alle merci che circolano all’interno del mercato unico. I dazi sono invece applicati alle importazioni da Paesi extra-UE, secondo il Tariffario Doganale Comune definito a livello comunitario.
Ciò significa che è Bruxelles a negoziare, decidere e imporre le politiche tariffarie, anche per l’Italia. Le aziende italiane esportatrici beneficiano dell’eliminazione dei dazi in molti mercati grazie ad accordi preferenziali firmati dall’UE (come quelli con Giappone, Canada, Corea del Sud). Ma quando sorgono tensioni commerciali, come nel caso dei dazi USA su formaggi e vino, i settori colpiti sentono tutto il peso di queste scelte.
Dazi Usa: quali saranno gli effetti per l’Italia e per l’Unione europea?
I nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti sotto la presidenza Trump penalizzeranno in particolare i Paesi europei più legati al commercio con gli USA, come Italia e Germania. I dazi medi saranno del 15% e colpiranno anche settori chiave come l’automotive (con una riduzione dal 25% al 15% rispetto al passato) e la farmaceutica, prima esente. Restano invece invariati al 50% quelli su acciaio e alluminio.
Secondo le stime dell’ISPI, le conseguenze economiche saranno significative: il PIL tedesco potrebbe ridursi dello 0,3%, quello italiano dello 0,2% e quello francese dello 0,1%. Tuttavia, i dazi non sono l’unico fattore di difficoltà per l’export europeo. Un ulteriore ostacolo deriva dal deprezzamento del dollaro rispetto all’euro: dal 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Trump, il dollaro ha perso circa il 13% del proprio valore. Questo rende le merci europee meno competitive sul mercato americano, poiché gli esportatori devono scegliere se ridurre i ricavi per mantenere i prezzi competitivi o rischiare di perdere quote di mercato.
Sul fronte USA, i dazi potrebbero generare 91 miliardi di dollari annui di entrate fiscali, un netto aumento rispetto ai 7 miliardi dell’era pre-Trump. Tuttavia, se l’export europeo calasse del 25–30%, come prevedono i modelli macroeconomici, il gettito effettivo si fermerebbe attorno ai 66 miliardi. Nonostante la flessione, si tratterebbe comunque di un incremento significativo, quasi nove volte rispetto alla situazione precedente.
Perché è importante conoscere i dazi: non solo per addetti ai lavori
Molti pensano che i dazi siano affari da economisti o da esperti di commercio internazionale. In realtà, conoscere il funzionamento dei dazi è fondamentale anche per imprenditori, consumatori e cittadini informati.
Se ad esempio sei un imprenditore o un e-commerce che importa merce, sapere quali dazi si applicano è cruciale per la gestione dei costi e la competitività del tuo business, mentre se sei un consumatore, i dazi influenzano i prezzi al dettaglio, soprattutto su prodotti tecnologici, alimentari o moda. Per i normali cittadini, invece, i dazi rappresentano uno strumento di politica economica che può incidere sulla tua economia personale, sul lavoro e sul costo della vita.
Inoltre, i dazi sono spesso oggetto di disinformazione. Sapere cosa sono davvero aiuta a comprendere meglio le dinamiche economiche, le scelte dei governi e le loro conseguenze sul mercato.
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