"Basta un filo di vento” di Franco Faggiani

Il richiamo della terra e dei buoni sentimenti al centro del nuovo romanzo dello scrittore giornalista
Noi, la natura, gli altri. Una certezza forte e fragile al contempo di fronte ai marosi di un’esistenza che non sempre si può controllare. “Ci vuole poco perché le cose cambino. Basta un filo di vento che arriva da dietro o una piccola nuvola che si allontana per un momento dal suo gregge errante e va a coprire il sole”.
Inizia così il nuovo romanzo di Franco Faggiani “Basta un filo di vento” (Fazi Editore) in cui lo scrittore e giornalista riprende il dialogo con ciò che più ama. Ovvero gli uomini e l’ambiente naturale; le relazioni familiari e affettive insieme ai sentimenti d’amore puro e sincero; quelle atmosfere antiche e fuori dal tempo che, spesso, appaiono come un balsamo per lenire le asperità contemporanee. Perché Franco Faggiani possiede la straordinaria dote di addolcire il presente con narrazioni che, pur guardando al passato, contengono i germi di quello che verrà. E che si vorrebbe che avvenisse. C’è sempre, del resto, una lieve speranza che attraversa gli scritti di un autore il cui stile è capace di insinuarsi nelle pieghe più intime dei suoi personaggi narrandole in maniera essenziale e profonda, come vuole la vita vera. “La storia te la raccontano le persone e i luoghi in cui vivono. La vera capacità sta nel saperle ascoltare per cogliere le sfumature. Sono queste che rendono grandi le storie”. Una legge che, dal giornalismo, Franco Faggiani ha applicato ai suoi romanzi. E che è bello poter ascoltare. E leggere.
La Conventina
Comincia dalla Conventina, l’immensa tenuta agricola dell’Oltrepò pavese che da tre secoli appartiene alla famiglia dei Conti Bajocchi del Drago, una storia attraversata da refoli di cambiamento dove si cela l’imprevidibilità della vita e quel bagaglio di possibilità che, inevitabilmente, porta con sé. Colline, vigneti, campi, boschi, strade e, soprattutto, persone animano gli oltre mille ettari di un terreno che Gregorio, l’ultimo discendente dei padrun, osserva dall’alto della Luna végia, avamposto privilegiato dal quale lasciar correre lo sguardo mentre riflette sul destino che lo aspetta. Un importante gruppo francese, infatti, vorrebbe trasformare la sua tenuta in un resort di lusso: l’offerta è allettante e sarebbe da folli rifiutarla ma l’incognita è per la sorte delle famiglie che compongono la comunità che, da generazioni, vive e lavora alla Conventina. Sono loro, infatti, che da sempre si sono occupati della terra e hanno così permesso a Gregorio, giovane orfano di entrambi i genitori, di studiare facendo prosperare l’azienda in nome di un legame inscalfibile che poco ha a che fare con soldi e contratti ma che è costituito da quella sana rete di affetti e di solidarietà nella quale si cela il segreto della Conventina.
Una storia di radici e di ritorni
Mentre l’incerto destino della tenuta rimane in sottofondo, il romanzo intreccia i piani temporali ritornando alla giovinezza di Gregorio e alla sua amicizia con Massino, suo coetaneo e amico fidato, per acc0mpagnarli alla scoperta della vita e alla costruzione di un legame ancora più forte con la terra in cui sono nati. Così, dopo la laurea in economia e Giurisprudenza l’uno e quella in Agraria impreziosita da una esperienza in giro per il mondo l’altro, si ritroveranno insieme a occuparsi della tenuta e a fare i conti con il passato che torna. Quel passato che aveva visto Gregorio preda di una folle passione per Emma, coronata da un figlio ma piagata dalla mancanza di solide fondamenta. E quello stesso passato che, invece, riporterà sulle colline pavesi Cora, che da lì si era allontanata adolescente e che vi farà ritorno con una figlia e l’animo ferito, pronta a ritrovare la fiducia nell’amore grazie a Gregorio e alla forza delle sue radici.

“Lì, sotto quelle zolle rovesciate e su tutti i campi intorno, ci sono la dignità, le storie di quelli che ho conosciuto, i giochi e le speranze, i resti dei morti. C’è il ricordo incorruttibile. C’è quello che sarà. La terra ti lascia andare ma poi ti rivuole, ha ragione mio padre”.
E ancora il richiamo della terra al quale è impossibile sfuggire, soprattutto quando il ricordo della felicità può diventare più forte di qualsiasi altra deriva. E sarà questo romanzo di radici e di ritorni a soffermarsi sulle vicende della Conventina e dei suoi abitanti, accompagnato dalla mano elegante di Franco Faggiani che, confessa, ha fatto sua una storia vera e l’ha adagiata su queste colline dai profili tanto simili a grappoli d’uva che l’hanno custodita e fatta crescere in maniera autonoma. Quello che è rimasto immutato è la passione per la terra, più forte qui che nei suoi precedenti romanzi, proprio in virtù di un assunto semplice ma non per questo banale che accomuna tutti, sia nella finzione che nella vita reale. “Il ricordo di un posto in cui si è stati felici rimane scolpito nel cuore al netto del trascorrere degli anni e verrà il momento in cui farà sentire la sua propria voce con un richiamo irresistibile. Perché si torna sempre laddove si è stati bene”. Esattamente come si torna dalle persone che non hanno timore nel far parlare la loro umanità e che, nella loro semplicità, possiedono un dono che nessuna ricchezza materiale potrà mai eguagliare. “Basta un filo di vento” è un romanzo percorso proprio da quest’aria buona e leggera che invita a seguirla, per farsi avvolgere ancora una volta dalla magia di una grande storia raccontata da un altrettanto grande narratore.
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