Bergamo ospita un’importante mostra di Maurizio Cattelan
Fino al 26 ottobre 2025 Bergamo ospita una mostra di Maurizio Cattelan (Padova, 1960), l’artista italiano forse più conosciuto a livello internazionale.
E’ formata da cinque installazioni, collocate nei luoghi più significativi della città, che invitano l’osservatore a riflettere ed a porsi delle domande su di sé, sulla storia e sulla società contemporanea.
Chi è Maurizio Cattelan
Chi non ricorda il caso clamoroso, apparso su tutti i giornali nel novembre 2024, della famosa installazione con una banana fresca, attaccata ad una parete da un nastro adesivo, e comprata alla cifra record di 6,2 milioni di dollari dall’imprenditore Justin Sun?
Ebbene quella era la banana di Maurizio Cattelan, un’installazione, intitolata Comedian, che la dice lunga sull’artista e sulla sua produzione.
Molti si sono arrabbiati per il costo troppo alto, molti hanno criticato l’artista, la maggior parte si è chiesta se Comedian potesse essere considerata un’opera d’arte.
Sembra proprio di sì! Si tratta di un ready made, cioè un elemento quotidiano che, una volta collocato dall’autore in un contesto artistico, come la banana esposta da Cattelan in una galleria d’arte, diventa un’opera d’arte.
Non è una novità, già il dadaista Marcel Duchamp, nel 1917, aveva preso un orinatoio in ceramica, l’aveva capovolto e reso un’opera d’arte con il titolo Fontana. Duchamp aveva, così, rivoluzionato il concetto di arte, spostando l’attenzione dall’oggetto in sé, come risultato dell’abilità dell’artista, all’idea o meglio al concetto (si parla, infatti, di arte concettuale).
Cattelan sposta l’accento dall’oggetto al contesto, all’ interrelazione tra l’artista, l’osservatore ed i media, inserendosi nella corrente dell’arte relazionale. E’ un filone, nato negli anni Novanta, che considera l’opera d’arte un mezzo di confronto, di dibattito e di condivisione.
Tutte le opere di Cattelan non hanno un unico significato, ma si prestano ad una pluralità di interpretazioni a seconda del bagaglio culturale e della sensibilità di chi guarda. Questa polivalenza di significati/messaggi non è, però, una prerogativa solo della sua arte, ma dell’intera arte contemporanea, che vuole scuotere le anime sopite.
La provocazione è diventata il leitmotiv delle opere di Cattelan, che sono spesso paradossali ed al limite tra la realtà e la finzione. Sono, innanzitutto, delle provocazioni che mettono in discussione il concetto stesso di arte e mettono in ridicolo il mercato dell’arte, dove un oggetto banale, in più anche deperibile, come nel caso della banana, se è presentato in un contesto artistico, può acquisire un valore enorme. Ma soprattutto mettono in luce la vacuità e le assurdità della società contemporanea. L’opera d’arte, infatti, è il riflesso delle idee, dei valori, delle credenze della società oppure della loro assenza.
Sia che si tratti di un cavallo imbalsamato, appeso al soffitto con una imbragatura (Novecento, 1997) o di Giovanni Paolo II abbattuto da una meteorite (La nona ora, 1999) o di Hitler inginocchiato (Him. Il genocida in preghiera, 2001) o di bambini appesi ad un albero (Bambini impiccati, 2004) o della rappresentazione del dito medio alzato, collocata davanti alla Borsa di Milano (L.O.V.E. cioè Libertà, Odio Vendetta, Eternità, 2010) o di un water dorato (America, 2016), sono tutte immagini forti, a volte dissacranti, spesso irriverenti ed irritanti, che possano piacere o no, ma che indubbiamente non lasciano mai indifferenti.
La nuova mostra a Bergamo
Come abbiamo accennato, Maurizio Cattelan torna in Italia con nuove provocazioni in una mostra a Bergamo, dal titolo Season.
Riferendosi alle stagioni ed alla ciclicità del tempo, il titolo ha una forte connotazione simbolica. Attraverso ideologie che nascono e che crollano ed attraverso il confronto con il passato fa riferimento, infatti, ai cambiamenti dell’uomo, dei valori, della società.
Come una narrazione la mostra si snoda attraverso la città di Bergamo con cinque istallazioni, collocate in quattro dei luoghi più significativi della città: dal Palazzo della Ragione, in Piazza Vecchia, che ospita November (2023) alla GAMeC in via San Tomaso, in cui sono esposte No (2021) ed Empire (2025), all’ex Oratorio di San Lupo, dove si trova la scultura Bones (2025) e alla Rotonda dei Mille con l’istallazione One (2025).
“November”
Partiamo da November. E’ una scultura in candido marmo, collocata nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione, che rappresenta un senzatetto, sdraiato su una panchina, con i pantaloni slacciati, mentre si sta urinando addosso (un meccanismo di pompe fa uscire dal corpo l’acqua che forma una pozza sul pavimento).
E’ una scena inquietante che solleva tanti dubbi ed interrogativi. Come abbiamo detto, siamo nell’ambito dell’arte concettuale / relazionale, per cui l’interesse dell’artista non è rivolto al soggetto, ma al concetto ed al messaggio che vuole far veicolare tramite quella rappresentazione o meglio l’intento è quello di scuotere anche con lo scandalo o il paradosso pur di provocare delle riflessioni.
I più hanno interpretato la scultura come un invito ad interrogarci sul nostro rapporto con chi viene messo ai margini della società e l’urina come la traccia di un’esistenza, come se quel gesto, compiuto dall’uomo, sia un modo per affermare se stesso.
L’atto della minzione in pubblico ha vari esempi nell’arte e può essere interpretato in diversi modi. Spesso l’intento è ironico o satirico, ma può anche essere provocatorio, come una sfida alle convenzioni sociali. Mi viene in mente Manneken Pis di Bruxelles, una statua che raffigura un bambino che fa la pipì e che è diventata il simbolo dello spirito libero degli abitanti della città.
Allora November è un simbolo di vulnerabilità o di un atto di libertà? Attendiamo anche le vostre interpretazioni.
“No” ed “EMPIRE”
Al primo piano della GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea) troviamo No, un riadattamento della famosa scultura Him del 2001. Se vista da dietro, la statua sembra rappresentare la figura di un bambino inginocchiato, ma poi, a ben guardare, risulta la figura di Adolf Hitler.
L’artista ha voluto provocare un senso di stupore e di smarrimento nell’osservatore quando capisce che non si tratta dell’immagine innocente di un bambino, ma nientemeno della figura di Hitler.
Il volto, però, non si vede: l’artista, infatti, ha ricoperto la testa con un sacchetto di carta.
Quale è il senso di questa copertura? E’ meglio coprire ciò che non si può più guardare oppure è meglio nascondere, non vedere, piuttosto che affrontare? O forse è coperto ciò che non esiste più, per cui questa immagine allude alla caduta di un’ideologia e di un potere?
Di fronte a No si trova, su un basamento, una bottiglia in vetro con all’interno un mattone che ha la scritta “EMPIRE”.
Cosa hanno in comune le due opere messe vicine? I temi dell’impero, dell’autorità e del potere.
In Empire l’idea di potere sembra bloccata in una bottiglia di vetro. L’artista gioca sul contrasto tra la forza del mattone e la fragilità del vetro e questa antitesi ci fa pensare, solleva il dubbio di un futuro incerto.
Certamente l’opera si presta a varie interpretazioni, non ultima quella del conflitto tra la forza e la fragilità, tra il fallimento delle utopie e l’incapacità di agire.
“Bones”
Il tema della fine delle ideologie e del potere viene ripreso, con un crescendo di pathos e di forti emozioni, con Bones, una scultura allestita nell’ex oratorio di San Lupo.
E’ rappresentata un’aquila abbattuta, scolpita in marmo di Carrara, con le ali spiegate ed il corpo disteso a terra.
Simbolo universale di potere e di trionfo, qui l’aquila giace al suolo con le ali aperte, priva di slancio, a testimoniare la fine dei valori imperiali, delle ideologie e delle dittature. Non a caso Cattelan si è ispirato ad un’aquila commissionata durante il fascismo, e poi rimossa e dimenticata.
Il titolo Bones, che significa ossa, rimanda alla morte ed alla decomposizione. Ma le ossa rappresentano anche lo scheletro, la struttura. Di conseguenza è un’aquila “ridotta all’osso” , cioè all’essenziale, spogliata di ogni significato ideologico.
E’, quindi, un “monumento” alla caduta o meglio al vuoto, che noi, però, vogliamo interpretare non come assenza, ma come una presenza che ci stimoli a riflettere.
“One”
Infine arriviamo all’ultimo lavoro in mostra, One, collocato alla Rotonda dei Mille, nella Bergamo bassa.
Cattelan ha posizionato un’istallazione che rappresenta, seduto a cavalcioni sulle spalle della statua di Garibaldi, un bambino, non a caso con la camicia rossa, che, con le dita della mano destra, mima una pistola.
Questo gesto è ambiguo: è un gioco o una ribellione o un riferimento alla guerra?
Anche il titolo, One, ci solleva vari quesiti: si riferisce all’abilità individuale o alla sinergia di un gruppo, come i Mille, o ad una nuova generazione che rifiuta e si prende gioco dei vecchi valori?
A Repubblica Cattelan aveva spiegato di essere interessato al personaggio Garibaldi, perché “oggi non scandalizza più nessuno, ma all’epoca faceva paura. Succede anche con l’arte: ciò che disturba col tempo viene accettato, poi celebrato. Finché non arriva qualcosa a rompere di nuovo l’equilibrio”.
L’opera, quindi, potrebbe essere intesa come un invito a rileggere criticamente il passato e quindi tira in ballo anche il confronto con le generazioni.
Ognuno dei cinque lavori, mettendo in discussione e trasformando la percezione della realtà, ha provocato e continua ad alimentare accesi dibattiti. Scommettere sull’arte contemporanea con un artista come Maurizio Cattelan significa scegliere il confronto, anche il dibattito, come parte integrante della crescita culturale di una città; ha infatti dichiarato la sindaca di Bergamo Elena Carnevali.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.

