Le mostre assolutamente da non perdere a novembre
Ai primi freddi è piacevole godere il tepore degli ambienti interni. E allora quale migliore occasione per lasciarsi affascinare dalle suggestioni delle mostre d’arte?
In questo mese ce ne sono di sorprendenti, all’insegna del surreale: dalle immagini oniriche e simboliche di Dalì a Roma, alle scomposizioni ed alle deformazioni della figura umana di Picasso ed alle immagini fantastiche che emergono dall’inconscio di Mirò a Milano ed ai dipinti fiabeschi e mistici di Carrington sempre nella città meneghina.
Ma accanto a mostre che celebrano la visione surrealista che ci trasporta nel mondo dell’inconscio e dell’immaginazione, i dipinti di Guido Reni a Torino ci riportano al mondo classico e ci immergono in un ambiente di armonia, equilibrio e serenità.
Con la mostra romana sull’Arte Relazionale, poi, entriamo nel vivo dell’arte contemporanea, che ci permette un dialogo tra l’opera, l’artista e l’osservatore, alla ricerca di un’alternativa all’attale omologazione dei rapporti interpersonali.
Tuffiamoci, allora, nelle atmosfere sospese e surreali, nella bellezza classica e nel dinamismo di queste mostre.
Dalí a Roma
A Roma, dal 17 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026, Palazzo Cipolla, sede espositiva del Museo del Corso, dedica un’interessante mostra a Dalì (1904-1989), un artista poliedrico che ha rivoluzionato l’arte del novecento.
L’esposizione, dal titolo Dalí. Rivoluzione e Tradizione, si pone in continuità con il precedente evento espositivo. Picasso lo straniero, in quanto i due artisti spagnoli hanno sempre avuto un rapporto profondo, anche se inizialmente di ammirazione da parte di Dalì nei confronti di Picasso e poi di rivalità da parte di entrambi.
La mostra indaga, oltre che sulla produzione surrealista di Dalí, sul suo rapporto con il contemporaneo Picasso ed anche con i classici, come Vermeer, Velázquez e Raffaello, che l’arista considerava come suoi modelli.
Questo dialogo continuo tra i grandi del passato e della contemporaneità ci fa vedere un lato inedito di Dalì, non più solo come pittore surrealista, ma anche come un intellettuale che si muove tra il cambiamento della Rivoluzione ed i modelli della Tradizione.
Salvador Dalí fu un personaggio originale ed eccentrico ed uno dei rappresentanti più noti del Surrealismo. L’artista trovò in questo movimento la possibilità di far emergere il suo inconscio, secondo il principio dell’“automatismo psichico”, teorizzato dal fondatore André Breton.
Dalí, però, trasformò la tecnica dell’ automatismo nel “metodo paranoico-critico”, che si basava sull’ interpretazione delle sue paranoie e delle sue visioni surreali. Per esempio, nella sua opera più famosa, La persistenza della memoria, Dalí usa questo metodo per rappresentare gli orologi molli, simboli del tempo soggettivo, come risultato di una suggestione provocata dal camembert, il formaggio francese, che l’artista aveva consumato durante una cena con amici.
Gli spagnoli, Picasso, Dalì e Mirò, insieme a Milano
Picasso (1881-1973) e Dalí (1904-1989), questa volta insieme a Miró (1893-1983), sono i protagonisti, alla Fabbrica del Vapore di Milano, dal 25 ottobre 2025 al 25 gennaio 2026, di un’altra mostra molto particolare: I tre grandi di Spagna: tre visioni, una eredità.
Sono tre artisti straordinari, innovativi ed eclettici, essendosi cimentati tutti e tre in vari ambiti, pittura, scultura, grafica, poesia, cinema. Pur avendo avuto ciascuno di loro uno stile ed un linguaggio completamente personale, sono uniti dalla comune eredità che ha influenzato lo sviluppo dell’arte moderna e contemporanea, rompendo con la tradizione artistica ed esplorando nuove forme espressive.
L’esposizione, divisa in cinque sezioni che comprendono più di duecentocinquanta opere, oltre ad evidenziare le singole peculiarità dei tre grandi di Spagna, indaga, quindi, il loro contributo allo sviluppo dell’arte moderna e contemporanea, in un periodo storico contraddistinto dalle dittature e dalla seconda guerra mondiale.
In questo contesto una particolare attenzione viene rivolta alla genesi del capolavoro Guernica, dipinto da Picasso nel 1937, in reazione al bombardamento della città spagnola di Guernica durante la guerra civile. L’opera è diventata un inno alla pace e contemporaneamente una condanna della guerra ed un’occasione di riflessione sugli orrori del Novecento.
Una particolare importanza viene data anche all’opera Bacchanale, esposta per la prima volta in Italia, in occasione di questa mostra. E’ una scenografia teatrale, un capolavoro del Surrealismo, realizzato da Salvador Dalì nel 1939 per l’omonimo balletto. L’opera segna l’inizio della collaborazione dell’artista con l’ Original Ballet Russe, con cui, prima di lui, avevano collaborato anche Picasso e Mirò.
Milano propone un iter alla scoperta di Leonora Carrington
Dal 20 settembre 2025 all’11 gennaio 2026 Palazzo Reale ospita Leonora Carrington (1917 – 2011) la prima retrospettiva italiana di una delle donne più eccentriche ed anticonformiste del Novecento, che ha saputo trasformare il dolore in simbolo.
Donna ribelle. indipendente ed espressione importante del Surrealismo, ha anticipato temi contemporanei, diventando modello di emancipazione e di libertà.
Costretta all’esilio a causa della Seconda Guerra Mondiale, è vissuta prima in Francia ed in Spagna e poi si è trasferita definitivamente in Messico, che è diventata la sua seconda patria.
Attraverso oltre 60 opere, tra dipinti, libri e documenti, la mostra ripercorre l’iter artistico di Leonora Carrington, dalle sue radici culturali celtiche e post-vittoriane alla sua adesione al movimento surrealista, grazie al quale ha trasfigurato i suoi incubi in creature ibride, fondendo il reale con l’inconscio e con la fiaba.
L’esposizione offre l’immagine di un’artista poliedrica, in quanto esplora non solo la sua pittura, ma anche la scrittura, il teatro, con un’attenzione speciale ai legami con l’Italia.
Il classicismo di Guido Reni a Torino
In occasione dei 450 anni dalla nascita di Guido Reni (1575-1642), uno dei massimi rappresentanti del classicismo seicentesco, alla Galleria Sabauda (Musei Reali) di Torino è in corso la mostra “Il “divino” Guido Reni”, visitabile fino al 18 gennaio 2026.
Attraverso le opere delle collezioni ducali, esposte nella prima sezione della mostra, e quelle della collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, presenti nella seconda, l’evento celebra il “divino Guido”, come lo chiamavano i suoi contemporanei, ed anche testimonia l’apprezzamento della corte sabauda per la sua pittura. Lo stile classico, elegante ed armonico di Reni, che si ispirava ai grandi maestri del Rinascimento e soprattutto all’arte di Raffaelo, coincideva, infatti, con il gusto sabaudo.
Guido Reni, pur essendo vissuto in epoca barocca, a differenza degli artisti contemporanei, ricercò sempre il bello ideale, la grazia, la bellezza raffinata e l’armonia classica. La sua pittura, infatti, è equilibrata e cristallina ed offre una sensazione di ordine e di spiritualità, grazie all’uso sapiente della luce e di una tavolozza di colori luminosi e tenui.
Ne è un esempio la Strage degli innocenti del 1611, uno dei suoi capolavori. Reni, pur avendo rappresentato in quella tela una pagina del Nuovo Testamento terribilmente drammatica, ha trasformato il pàthos in una gestualità eroica, dove il dolore è contenuto e composto. La stessa concitazione della scena assume una disposizione quasi equilibrata attraverso una disposizione geometrica.
A Roma la prima mostra sull’Arte Relazionale
Dal 29 ottobre 2025 al 1°marzo 2026 il MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo) di Roma ospita la prima grande mostra sull’Arte Relazionale, The relational years, curata da Nicolas Bourriaud, il teorico della corrente.
La mostra nasce con l’obbiettivo di far conoscere l’Arte Relazionale, una tendenza artistica contemporanea, e la sua influenza sulle generazioni artistiche più recenti.
Intorno alla metà degli anni Novanta una nuova generazione di artisti non si è limitata a creare oggetti estetici, ma si è concentrata anche sulla creazione di esperienze e relazioni umane che richiedono la partecipazione attiva di chi osservava.
Nella realtà contemporanea, dove la comunicazione di massa e la globalizzazione creano un’omologazione anche nella tipologia dei rapporti interpersonali, l’arte relazionale ha il grande merito di aver voluto creare nuove alternative.
Tra gli artisti più noti del movimento basta citare Maurizio Cattelan, ma anche Dominique Gonzalez-Foerster, Carsten Höller, Pierre Huyghe e Philippe Parreno.
La mostra romana, quindi, non è solo una rassegna di opere, ma una ricostruzione di incontri che coinvolgono il pubblico. Non si tratta di ciò che vedi, ma di ciò che vivi insieme: hanno, infatti, dichiarato i curatori.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.
