Ex docente di lettere italiane, latine e greche al liceo ed ex opinionista dell' Avvenire, attualmente mi occupo sia di problemi sociali, scrivendo libri ed articoli sulla parità di genere, sia coltivo la mia passione umanistica, pubblicando articoli e saggi di critica letteraria e di critica d’arte.
Nel 2025 si celebrano i 550 anni della nascita di Michelangelo Buonarroti (1475-1564). E’ stato scultore, pittore, architetto e poeta, riconosciuto come uno dei più grandi artisti del Rinascimento e definito da Giorgio Vasari, già nel Cinquecento, come il divino e meraviglioso artista.
Visse in un periodo difficile per l’Italia e per l’Europa. La Riforma protestante, la rivoluzione copernicana, le nuove scoperte scientifiche e geografiche avevano messo in crisi molte certezze. Michelangelo, da interprete fedele del suo tempo, ha testimoniato con la sua arte le inquietudini e le aspettative dell’epoca.
Nonostante abbia trascorso la maggior parte della sua vita a Roma, l’artista fu sempre legato affettivamente a Firenze, dove si trova la maggior parte dei suoi capolavori.
Analizziamo il suo stile attraverso cinque tra le sue opere più iconiche.
La “Pietà” di San Pietro
Per Michelangelo l’artista doveva far emergere attraverso le sue opere quella bellezza nascosta nella materia grezza che è manifestazione della perfezione divina.
Lo si vede già nella Pietà Vaticana (1498-1499), una delle sue prime opere, un vero capolavoro che realizzò a soli 24 anni.
Chi non conosce la Pietà di Michelangelo? E’, infatti, una delle opere artistiche più famosa di tutti i tempi.
E’ una scultura in marmo, di forte impatto emotivo, che rappresenta la Vergine Maria che accoglie sulle gambe il corpo senza vita del figlio dopo la crocifissione.
Colpiscono subito la straordinaria bellezza della composizione, l ‘armonia delle forme, il dolore contenuto di Maria, la levigatura del marmo che dona una tale morbidezza alle figure da farle sembrare vere.
In questa scultura, veramente straordinaria ed unica, agli ideali rinascimentali della bellezza classica si unisce un elegante realismo. Lo si vede, per esempio, dalla precisione anatomica dei corpi, dalla posizione di Gesù, adagiato sul grembo della Madre, dalla morbidezza delle pieghe della veste materna che diventano più ampie e distese proprio sotto il corpo del figlio, quasi per accoglierlo come un drappo avvolgente.
Il “David”
La massima espressione e riflesso della bellezza divina era per Michelangelo il corpo umano. Il David, che l’artista ha realizzato tra il 1501 ed il 1504 (ora conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze), è indubbiamente il simbolo di quella perfezione.
Il soggetto rievoca un episodio della Bibbia: la battaglia tra l’esercito israelita del re Saul e quello dei Filistei. Al momento decisivo, il gigante Golia sfida gli israeliti a battersi contro di lui, ma solo il giovane David osa affrontarlo. A differenza di Donatello e di Andrea del Verrocchio Michelangelo non ha rappresentato David nel momento della vittoria, ma in quello prima dello scontro. Lo ha raffigurato nudo, con una possente muscolatura edin un atteggiamento di massima concentrazione e tensione, che evidenziano il suo coraggio e la sua tenacia.
In quest’opera imponente ( è alta circa 5 metri) l’artista ha saputo rendere con grande maestria gli elementi anatomici e le emozioni del giovane. La sua preoccupazione è evidenziata dalla tensione dei muscoli del collo, mentre la sua rabbia è visibile dalla fronte corrugata e dalla bocca contratta e la sua determinazione dallo sguardo deciso. L’alternanza di arti in tensione e arti a riposo (la gamba destra è tesa, come il braccio sinistro, mentre la gamba sinistra è in riposo come il braccio destro) esprime molto bene il controllo del dinamismo da parte del giovane.
Volta della Cappella Sistina
Nel 1508 Papa Giulio II commissionò a Michelangelo il rifacimento della decorazione della volta della Cappella Sistina, all’interno dei Musei Vaticani. Si trattava di un lavoro importante, dal momento che la Cappella ha anche un ruolo politico e non solo simbolico, in quanto è il luogo dove vengono eletti i papi.
Nonostante la sua scarsa esperienza in ambito pittorico, in quanto fino a quel momento aveva preferito la scultura, e nonostante l’ampiezza della superficie da dipingere di circa 500 metri quadrati, Michelangelo riuscì a completare il lavoro in soli quattro anni e ne fece uno dei capolavori dell’arte.
Inizialmente ha dovuto anche imparare i segreti della prospettiva, poiché la superficie era curva, ed apprendere la tecnica della pittura a fresco, che prevede la stesura del colore sull’intonaco umido. E’ una tecnica che garantisce una maggior durata del colore, ma che richiede la massima precisione ed esattezza.
Nonostante le difficoltà iniziali Michelangelo ha realizzato un’ opera grandiosa che rappresenta la storia della creazione dell’universo, tra cui spicca la celeberrima Creazione di Adamo, che occupa il pannello centrale.
Tutte le vicende sono narrate all’interno di una struttura architettonica che Michelangelo ha dipinto, per offrire alla superficie piana una tridimensionalità che conferisce profondità alle scene e maggior plasticità alle figure. Ha introdotto, così, il sistema del trompe- l’oeil, che dà l’idea di sfondamento della parete e nel caso della volta anche di ampliamento del volume verso l’alto.
Michelangelo ha rivolto una particolare attenzione alle figure umane, che ha rappresentato poderose, molto curate sul piano anatomico e molto espressive nelle loro posture. Per dare l’impressione di una maggior precisione anatomica, ha evidenziato la tensione muscolare dei personaggi e per conferire maggior movimentato e dinamismo, ha utilizzato la torsione dei corpi.
L’impianto cromatico brillante e luminoso fa risaltare i personaggi e rende le scene ben definite e ben comprensibili anche dal basso.
Il “Giudizio Universale”
Oltre agli affreschi della volta, nella Cappella Sistina, sulla parete dietro l’ altare, Michelangelo ha dipinto, tra il 1535 e il 1541, anche il Giudizio Universale, sempre su commissione di Papa Clemente VII:.
L’opera riflette il cambiamento di mentalità di quegli anni in cui all’idea dell’uomo sicuro ed artefice del proprio destino, tipico dell’ Umanesimo e del primo Rinascimento, che lo stesso Michelangelo aveva esaltato, si sostituiva una visione dell’individuo insicuro ed inquieto.
Michelangelo stesso diventò più tormentato e, con l’avvicinarsi della morte ed influenzato dal clima della controriforma, arrivò a pensare che la ricerca della bellezza esteriore, che prima considerava espressione della Divinità, potesse allontanare dalla spiritualità e fosse motivo di peccato.
La scena del Giudizio Universale, infatti, è drammatica e pervasa dal terrore della dannazione. E’ l’immagine di una religiosità tormentata dalla paura del peccato e dalla concezione di un Dio, vissuto non come un padre buono, ma come un giudice severo ed implacabile.
Se paragoniamo gli affreschi del Giudizio Universale con quelli della volta, dipinti da Michelangelo circa trent’anni prima, osserviamo, infatti, due temi e due concezioni completamente opposte. Mentre nella volta è narrata la creazione del mondo con una rappresentazione luminosa ed ordinata, nel Giudizio Universale ne è dipinta la fine con un’esposizione confusa e disordinata.
Nella metà superiore dell’affresco si staglia la figura di Cristo, raffigurato con il fisico imponente, gigantesco e terribile che con un gesto imperioso esprime il suo verdetto. Al suo fianco c’èla Vergine, quasi impaurita dalla situazione. ed ai loro lati sono dipinti i santi ed i beati.
Nella fascia inferiore sono rappresentate le anime: alla destra di Cristo quelle che salgono al cielo ed alla Sua sinistra quelle che scendono all’inferno.
Anche nel Giudizio Universale Michelangelo si è concentrato sul corpo umano: qui, però, non lo ha idealizzato, anzi, lo ha raffigurato in pose drammatiche, a volte deformi e contorte.
Per rendere la scena più dinamica e tumultuosa ha anche rivoluzionato i concetti rinascimentali della prospettiva e dello spazio e ed ha abbandonato ogni struttura architettonica di cui, invece, si era servito nella volta per definire le varie sezioni.
“Mosè”
Sul colle Esquilino a Roma si trova la chiesa di San Pietro in Vincoli, diventata famosa soprattutto perché custodisce uno dei più grandi capolavori dell’arte italiana: il Mosè di Michelangelo, un esempio di straordinaria bellezza.
E’ una statua colossale, realizzata intorno al 1513- 1515, per il monumento funebre di Giulio II.
Addossato alla parete sud del transetto, il monumento fu ultimato dopo la morte del Papa, che poi è stato sepolto nella basilica di San Pietro in Vaticano.
L’opera ritrae un maestoso Mosè seduto, con sotto al braccio le Tavole dei Comandamenti, ricevute dal Signore sul monte Sinai. Viene rappresentato al suo ritorno dal monte, quando trova gli Israeliti che venerano un idolo pagano, un vitello d’oro. Mosè è talmente arrabbiato che sembra voglia distruggere tutto.
Michelangelo ha trasmesso con grande realismo la collera del profeta, scolpendone il volto furioso, i muscoli contratti con le vene che pulsano e le dita che arricciano la barba per scaricare la tensione. L’ esecuzione raffinata e particolareggiata di quest’ultimo elemento rivela una tale capacità che ha fatto dire al Vasari che sembra più “opera di pennello che di scalpello”.
Anche nella statua di Mosè sono visibili i due elementi tipici dell’arte michelangiolesca: la potenza delle figure, descritte con precisione anatomica, ed il senso del movimento.
La rotazione del capo, accompagnata dalla torsione del corpo, e la gamba sinistra, piegata all’indietro e che si poggia sulle dita del piede, mentre la pianta rimane sollevata, conferiscono, infatti, il senso del dinamismo all’intera composizione.
Un elemento curioso sono le corna sul capo del Mosè. Esse, però, derivano da un’errata traduzione del Libro dell’Esodo. Nella Vulgata di Girolamo, infatti, a cui ha attinto l’artista, il termine karan, che significa raggi, è stato confuso con karen che invece significa corna.
Michelangelo è riuscito a trasmettere in quest’opera non solo la rabbia del profeta, ma, attraverso la postura e l’atteggiamento imponente, anche l’austerità di chi è stato scelto da Dio per ricevere e custodire le Tavole dei Dieci Comandamenti.
Vuoi commentare l’articolo? Iscriviti alla community e partecipa alla discussione.
Cocooners è una community che aggrega persone appassionate, piene di interessi e gratitudine nei confronti della vita, per offrire loro esperienze di socialità e risorse per vivere al meglio.
Siete pregati di notare che:
Questa azione rimuoverà anche questo membro dalle connessioni e invierà un rapporto all'amministratore del sito.
Attendere alcuni minuti per il completamento di questo processo.
Segnala
Hai già segnalato questo .
Grazie, la tua richiesta
è stata inoltrata
con successo.
Ti ricontatteremo entro due giorni lavorativi in merito al preventivo richiesto.
Se non sei ancora socio Cocooners iscriviti subito è gratuito