Battiti cardiaci normali, alti e bassi: quando preoccuparsi

Il battito cardiaco, o frequenza cardiaca, è un indicatore chiave della salute del cuore. Monitorarlo regolarmente può aiutare a rilevare eventuali problemi cardiovascolari prima che diventino seri. Qui andremo a esplorare prima di tutto le definizioni, passando poi al setaccio le varie situazioni: che cosa si intende per battiti cardiaci normali, alti e bassi? Ma soprattutto, quando è necessario preoccuparsi e consultare il medico?
Cosa sono i battiti cardiaci e come si misurano
La frequenza dei battiti cardiaci (detta anche “polso”) indica il numero di volte che il cuore si contrae in un minuto per pompare il sangue in tutto il corpo. La frequenza cardiaca può variare da persona a persona, ma imparare a conoscere la propria è molto utile dal punto di vista del monitoraggio della salute. Come fare? In realtà è molto semplice: la frequenza cardiaca può essere misurata manualmente, posizionando due dita sul polso o sul collo e contando i battiti per 60 secondi. In alternativa, si possono utilizzare dispositivi elettronici come cardiofrequenzimetri o smartwatch, che offrono un monitoraggio continuo e dettagliato.
Frequenza cardiaca e pressione arteriosa: le differenze
Spesso si tende a pensare che frequenza cardiaca e pressione arteriosa siano correlate, ma in realtà il modo in cui queste aumentano o diminuiscono dipende da fattori diversi. Ad esempio, basta pensare al caso dell’attività fisica: quando ci si sottopone a sforzi fisici particolarmente intensi, la frequenza cardiaca tende ad aumentare in modo molto rapido. La pressione arteriosa, invece, aumenta in modo molto misurato. Pressione e battiti non sono uguali: è possibile avere una pressione arteriosa bassa e una frequenza cardiaca elevata e viceversa.

Frequenza cardiaca normale: i valori di riferimento
La frequenza cardiaca a riposo varia da persona a persona, ma esistono dei parametri generali considerati normali. Negli adulti, ad esempio, i battiti al minuto (detti bpm) dovrebbero variare dai 60 ai 100. Nei bambini, invece, normalmente si parla di 70 o 120 bpm, a seconda dell’età. Gli atleti, infine, sono una categoria a parte; possono avere una frequenza cardiaca a riposo più bassa, tra i 40 e i 60 bpm, grazie a un cuore più efficiente.
Una frequenza cardiaca stabile e regolare è spesso indice di un cuore sano. Tuttavia, è importante considerare che diversi fattori, come l’età, il livello di attività fisica, lo stress e lo stato di salute generale, possono influenzare i valori normali.
Battiti cardiaci alti: cause e sintomi
Una frequenza cardiaca superiore a 100 bpm a riposo è definita tachicardia. Questo aumento dei battiti cardiaci può essere temporaneo o indicare un problema di salute sottostante. Tra le cause più comuni di tachicardia, è bene sottolineare:
- Stress e ansia;
- Attività fisica intensa;
- Consumo eccessivo di caffeina o alcol;
- Febbre o infezioni;
- Disidratazione;
- Uso di farmaci stimolanti o droghe.
Battiti cardiaci alti: quando preoccuparsi
Quando la tachicardia si verifica a riposo e accompagnata da sintomi come vertigini o svenimenti, dolore al petto, respiro affannoso o palpitazioni persistenti, è fondamentale contattare il medico per un’analisi approfondita. In alcuni casi, la tachicardia potrebbe indicare condizioni come aritmie cardiache, ipertiroidismo o problemi coronarici.
Battiti cardiaci bassi: cause e sintomi
Una frequenza cardiaca inferiore a 60 bpm è definita bradicardia. Sebbene sia comune tra gli atleti, una bradicardia in altre circostanze può essere motivo di preoccupazione. Tra le cause comuni di bradicardia ci sono:
- Invecchiamento;
- Disturbi elettrici del cuore (blocchi cardiaci);
- Ipotiroidismo;
- Alcuni farmaci, come i beta-bloccanti;
- Malattie del nodo senoatriale, la parte del cuore responsabile della regolazione del ritmo cardiaco;
- Genetica.
Battiti cardiaci bassi: quando preoccuparsi
Se la bradicardia si manifesta con sintomi come affaticamento e debolezza, confusione mentale, difficoltà a respirare, svenimenti o capogiri frequenti, è il caso di contattare il medico e di non sottovalutare assolutamente la situazione. In base all’esito della visita e degli esami specifici, sarà solo il medico a dirvi che cosa fare e come procedere per riportare la frequenza alla sua normalità.
Fattori che influenzano la frequenza cardiaca
La frequenza cardiaca spesso è influenzata da fattori che non riguardano necessariamente la presenza di una patologia. Per esempio, già il solo svolgere attività fisica implica un aumento della frequenza cardiaca, che diventa maggiore per fornire più ossigeno ai muscoli. Noterete infatti che subito dopo l’allenamento, essa torna nelle sue condizioni di normalità. Anche lo stress e le emozioni influiscono sulla frequenza del cuore: quando si prova elevato stress o emozioni particolarmente forti, infatti, i battiti cardiaci possono aumentare, seppure in modo del tutto temporaneo. Tra gli altri fattori che influenzano la frequenza cardiaca ci sono: alimentazione e idratazione e, ovviamente, condizioni di salute. Sostanze come la caffeina, l’alcol, la poca idratazione, possono influire sulla frequenza cardiaca; una dieta equilibrata e il sufficiente consumo di acqua aiutano il cuore a mantenersi in salute.

Frequenza cardiaca: quando consultare il medico
Tenendo presenti tutte queste informazioni, è sempre importante osservarsi e sentire il proprio corpo. Mai sottovalutare le anomalie nei battiti cardiaci. Se, ad esempio, sentite che qualcosa in voi “non vada”, avete battiti irregolari (quindi o troppo alti, o troppo bassi), sentite dolore al petto persistente, affanno, sensazione di svenimento, rivolgetevi subito al medico.
Il corpo va monitorato e mai, mai, sottovalutato: prendetevi cura della vostra salute e del vostro cuore.
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