Dadaismo: periodo, dove nasce e maggiori esponenti

Nel 1916, mentre in Europa imperversava la prima guerra mondiale, nella Svizzera neutrale, esattamente a Zurigo, nacque il Dadaismo o meglio Dada.
E’ stata la più radicale, provocante e dissacrante delle Avanguardie storiche, promossa da giovani che si erano rifugiati nella cittadina svizzera. Avevano voluto sfuggire alla guerra, perché pacifisti o perché disertori, come lo scrittore tedesco Hugo Ball (1886-1927).
Tra questi giovani c’era il poeta rumeno Tristan Tzara (1896 –1963), di origini ebraiche, che ha scritto nel 1918 il Manifesto del Dadaismo. Intorno a lui si era raccolto il primo nucleo di artisti. i più pazzi ed anticonvenzionali del momento. Si incontravano al Cabaret Voltaire, dove venivano organizzati spettacoli provocatori e dissacranti.
Caratteristiche di Dada
Dada è una parola che non significa nulla: leggiamo sul Manifesto del Dadaismo. Già il non significato del termine è particolarmente esplicativo. La parola, Dada, rispecchia, infatti, il non senso, la casualità, il nichilismo, l’anarchia, l’incoerenza e la libertà che caratterizzavano il nuovo gruppo di intellettuali.
I dadaisti non avevano verità nuove da rivelare. Più che un movimento omogeneo, il loro fu un atteggiamento … nei confronti del fare e del pensare. Il loro motto era nihil, cioè niente doveva essere mantenuto, ma tutto doveva essere distrutto.
Dada, infatti, fu un nuovo modo di essere “contro tutto e tutti”: era contro la ragione positivistica, contro il conformismo, contro i valori che hanno portato alla guerra, contro la disciplina, le gerarchie e le autorità. Dada era aconfessionale, anarchico, spontaneo, paradossale, contraddittorio. Scrivo un manifesto … e sono per principio contro i manifesti, come del resto sono contro i principi. Scrivo questo manifesto per provare che si possono fare contemporaneamente azioni contraddittorie…; sono … per la contraddizione continua e anche per l’affermazione, non sono né favorevole né contrario e non dò spiegazioni perché detesto il buon senso: scriveva Tristan Tzara nella prima parte del Manifesto dadaista.
Contro l’immobilità del pensiero, i dadaisti volevano suscitare scandalo, in modo da provocare le coscienze, costringendole a vedere il mondo in modo diverso.
I dadaisti coinvolsero l’arte, la poesia, il teatro, la fotografia, la grafica. Con la pubblicazione delle prime riviste le loro idee si diffusero in Germania, in Francia, a New York, dove nacquero gruppi dadaisti paralleli a quello svizzero.
L’avversione ad ogni progettualità, però, impedì loro di andare oltre la fase destruens e costruire un nuovo sistema di valori ed una nuova corrente estetica.
Proprio la tendenza a distruggere, senza costruire niente, determinò ben presto la fine di quella stagione di fermenti che coincise con la fine della carica rivoluzionaria iniziale. La vita di Dada fu breve. Quando nel 1922 cessò di essere strumento di lotta, scomparve e nacque il Surrealismo.

Dada è anti arte
Dada era contro la cultura ufficiale, contro la letteratura, contro la poesia, contro l’idea dell’artista che crea qualcosa, contro tutti i canoni estetici dell’arte tradizionale, ma anche di quella delle avanguardie, contro l’idea di immutabilità e di perfezione, contro il concetto di bello, universalmente inteso. La bellezza non può esistere che soggettivamente, ciascuno la sua,.…. ciascuno si fa l’arte che gli pare. Così nacque Dada da un bisogno d’indipendenza… Noi non ci basiamo su nessuna teoria (Manifesto del dadaismo).
Alla regola sostituirono la casualità, l’accostamento impensabile ed inconsueto di oggetti diversi. L’artista nuovo si ribella: non dipinge più (riproduzione simbolica e illusionistica) ma crea direttamente con la pietra, il legno, il ferro, lo stagno, macigni, organismi, locomotive che si possono voltare da tutte le parti, secondo il vento limpido della sensazione del momento. Gli artisti dada, infatti, hanno utilizzato materiali nuovi ed hanno adottato tecniche nuove (dal collage al frottage, all’assemblage, ai ready-made).
Attraverso l’analisi della produzione dei principali artisti vediamo ora gli effetti del loro nichilismo.
La poesia fonetica di Hugo Ball
Uno dei primi esempi dada è la poesia fonetica di Hugo Ball, Gadji Beri Bimba. L’elemento linguistico, libero dalle regole grammaticali e sintattiche, è tornato ad essere semplice fonema.
In questo consiste una delle novità di Dada: non nel rinnovamento del linguaggio, in modo che potesse esprimere la nuova mentalità, ma nel rifiuto di ciò che, in quanto strumento di comunicazione ed in quanto espressione della cultura contemporanea, era alla base della stessa società che contestavano.
Marcel Duchamped i “ready made”
Marcel Duchamp (1887 –1968), pittore, scultore francese, naturalizzato statunitense, è stato uno degli artisti più influenti del XX secolo. E’ difficile, infatti, immaginare la storia dell’arte del novecento senza il suo pensiero e le sue sperimentazioni.
A Duchamp si deve l’invenzione dei famosi ready-made. Erano oggetti già fatti, di uso comune, che diventavano opere d’arte dopo che l’ artista li aveva scelti, decontestualizzati, firmati, assumendosene la responsabilità artistica, e collocati in un posto adatto alle opere artistiche, come per esempio i musei. A volte gli oggetti venivano selezionati da parte dell’artista senza alcun intervento, altre volte venivano modificati rispetto alla loro funzione originaria.
Ruota di bicicletta (1913) e Fontana (1917) sono i due ready made più conosciuti di Duchamp.
Il primo, che anticipa la nuova sensibilità dadaista, è una ruota di bicicletta, collocata al contrario, al centro di uno piccolo sgabello di legno, e sostenuta da una forcella. Sia lo sgabello che la ruota perdono la loro funzione originaria: il primo non è più una seduta, la seconda non ha più la funzione di muoversi. La forcella permette il movimento rotatorio, ma è un movimento fine a se stesso, senza alcuna utilità.
La seconda, la famosa Fontana (ne esistono diverse copie, essendosi persa la versione originale) non è altro che un orinatoio in porcellana bianca, capovolto, montato su una base e firmato dall’artista con la sigla R. Mutt. E’ stato subito scioccante che un oggetto, non solo di uso quotidiano, ma soprattutto irriverente, fosse elevato ad opera artistica.
Duchamp si dedicò anche ad un’altra tipologia di ready made, che consisteva nel ritoccare opere celebri. Famosa è la sua reinterpretazione della Gioconda di Leonardo da Vinci, realizzata su una riproduzione fotografica del dipinto a cui egli aggiunse dei baffi sul labbro superiore (1919).
Quel gesto fu subito criticato, perché l’artista aveva sfigurato un’opera ritenuta universalmente un capolavoro. Duchamp, però, non voleva deturpare la Gioconda, ma intendeva rimarcare l’atteggiamento ipocrita di chi apprezzava un’opera per il solo fatto di essere famosa.
La rivoluzione artistica del ready-made di Duchamp
L’aspetto rivoluzionario dei ready-made è dato dal fatto che erano oggetti qualsiasi, che diventavano opere d’arte. Tra l’ironico ed il serio Duchamp da una parte aveva negato l’artisticità, dall’altra aveva elevato qualunque oggetto ad arte.
L’intento di dissacrarla nascondeva, però, un’idea interessante e profonda. L’arte non consisteva più nell’attività manuale di un artista, ma nella sua capacità di dare nuovi significati ad un oggetto già esistente. Se l’artista non dipingeva, non scolpiva, non creava manualmente, ciò che contava non era l’opera, ma la sua idea.
La grandezza di Marcel Duchamp sta, quindi, nell’aver portato l’arte dal piano fisico a quello concettuale, facendo trionfare l’idea sulla forma. Ha sfidato anche l’osservatore ad andare oltre ciò che vedeva per un approccio all’opera d’arte di tipo intellettualistico.

Man Ray: un grande artista Dada
Man Ray (1890 –1976), pseudonimo di Emmanuel Radnitzky, pittore, fotografo e regista statunitense, fu uno dei maggiori esponenti di dada e poi del surrealismo.
La sua scultura più famosa, che nel 1921 presentò a Parigi, è Ferro da stiro con chiodi, intitolata anche Cadeau, cioè regalo (l’opera originale fu rubata durante la prima esposizione a Parigi nel 1921 ed è stata riprodotta in ben 5000 copie numerate e firmate).
Ferro da stiro con chiodi è un ready-made rettificato, cioè modificato dall’artista, come Ruota di bicicletta di Duchamp. Al centro della piastra di un ferro da stiro dei primi del Novecento sono stati saldati 14 chiodi metallici. Appare subito evidente la contraddizione, in quanto un oggetto da regalo (Cadeau) dovrebbe generare simpatia e non turbamento.
Più che dalla scultura, però, il successo parigino di Man Ray derivava dalla sua abilità di fotografo. Con tecniche nuove, a volte anche senza la fotocamera, ha realizzato delle immagini veramente uniche, enigmatiche e di grande fascino.
La fotografia, negli anni delle avanguardie, ebbe una notevole diffusione, in quanto, al contrario della pittura e della scultura, era un’arte nuova ed ancora tutta da esplorare. Era quindi un terreno fertile per Man Ray che amava sperimentatore nuove tecniche e nuove modalità espressive.
Nel 1922 creò i rayograph, dei fotogrammi, ottenuti del tutto casualmente, appoggiando gli oggetti direttamente sulla carta fotosensibile e poi esponendoli alla luce. Un’altra tecnica fotografica che Man Ray scopri del tutto accidentalmente fu quella della solarizzazione. Consisteva nell’esporre alla luce un negativo per metà sviluppato. In questo modo l’immagine finale appariva parzialmente invertita nei toni chiaroscurali ed avvolta da un bagliore che la faceva sembrare eterea.
Tra le sue fotografie più famose ci limitiamo a ricordare Le violon di Ingres ed a Noire et Blanche, con modella Kiki de Montparnasse, ed a Lacrime di vetro.
Le Violon d’Ingres, in particolare, uno scatto del 1924 che univa tecnica fotografica e pittura, è diventato una delle fotografie più iconiche, più apprezzate e più costose. Ritrae la donna nuda, di schiena, seduta probabilmente sul bordo di un letto, con il volto di profilo e girato verso sinistra. L’artista ha poi rappresentato, con la china, due fori di risonanza di un violino. Il corpo della modella, così, sembra uno strumento musicale, che emette note ammalianti e seducenti. Lo sfondo nero, inoltre, fa emergere la luminosità della sua pelle.
“Lo spirito della nostra epoca” di Raoul Hausmann
Emblematico è un assemblage, Lo spirito della nostra epoca, di Raoul Hausmann, un esponente importante del Dada berlinese.
E’ formato dalla testa in legno di un manichino da parrucchiere, su cui l’artista ha assemblato diversi oggetti.
E’ considerato il simbolo della ricerca dadaista di un uomo nuovo. L’artista, infatti, intendeva dimostrare che gli individui non possedevano una propria personalità e che i loro volti erano gli esiti del lavoro di un parrucchiere.
Considerazioni su Dada
E’ vero, quella dei dadaisti era la “non arte”. Noi, però, dobbiamo superare l’idea che le loro opere sono prive di significato e di importanza.
Le opere artistiche sono sempre lo specchio dello spirito contemporaneo. Quelle dadaiste riflettono l’esasperazione ed il disagio dei loro tempi. Possono non essere arte, ma hanno molto da dirci.
Del resto se non ci fosse stato il dadaismo, non ci sarebbe stato neppure il surrealismo che ha permesso di esplorare e di esprimere l’irrazionale e l’inconscio.
Non è un caso, se i temi e gli stili nichilisti di Marcel Duchamp sono stati poi ripresi nei primi anni Sessanta dal Nuovo Dada!
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