Isterectomia dopo i 60 anni: cos'è e cosa comporta

In Italia circa il 15% delle donne tra i 40 e i 70 anni si sottopone all’isterectomia. L’utero è un organo a forma di pera, preposto ad accogliere l’embrione e, proprio per questo, l’isterectomia preclude la possibilità di una gravidanza e la presenza del ciclo mestruale, andando incontro alla menopausa precoce: questo intervento ha un forte impatto sia a livello fisico, sia emotivo nella vita della paziente. L’operazione può essere effettuata anche in età avanzata, se si presentano determinate problematiche.
Tra le cause più comuni che portano a sottoporsi all’isterectomia rientrano il prolasso uterino, ovvero la presenza di grandi varici nell’utero, il dolore pelvico cronico, che non abbia dato risposta ad altre terapie, le endometriosi gravi, le adenomiosi, i sanguinamenti vaginali anomali, i carcinomi dell’utero, delle ovaie e della cervice uterina, la malattia infiammatoria pelvica, consistente in una grave infezione del sistema riproduttivo, e i fibromi uterini, ovvero tumori benigni che si sviluppano nella parete dell’utero. In alcuni casi queste condizioni possono essere curate con altri trattamenti: tenendo conto che l’isterectomia è comunque un intervento importante è sempre opportuno valutare in modo approfondito le altre strade percorribili, soppesando tutti i benefici e i rischi che comporta.
Come funziona l’isterectomia
Esistono diversi tipi di isterectomia, distinguendosi in quella totale, ovvero quando vengono eliminati sia l’utero che la cervice, parziale, se viene rimosso solo l’utero, e radicale, che vede la rimozione delle tube di Falloppio, dell’utero, delle ovaie e dei linfonodi pelvici. Il tipo di intervento scelto varia a seconda della causa che lo determina ed è cruciale ponderare tutti i vantaggi e gli svantaggi della scelta con il proprio chirurgo.
Inoltre, risulta necessario decidere quale tecnica usare per svolgere l’operazione, visto che ne esistono di differenti, tra cui l’approccio addominale (laparoisterectomia), indicato per l’isterectomia radicale oppure in caso di uteri molto grandi, che prevede un’incisione nell’addome, orizzontale oppure verticale, in modo che il chirurgo possa accedere agli organi pelvici da rimuovere. Un’altra possibilità meno invasiva è l’approccio vaginale, nell’ambito del quale viene eseguita un’incisione nella vagina: il recupero in questo caso è più rapido e il rischio di complicazioni è minore. Di solito questa tipologia è preferita nel caso in cui l’utero non sia molto grande. L’approccio laparoscopico prevede invece il ricorso alla chirurgia minimamente invasiva e incisioni nell’addome di piccole dimensioni, dove vengono collocati tubi sottili dotati di telecamera e strumenti avanzati, consentendo allo specialista di svolgere l’isterectomia. In questo caso non è necessaria l’incisione addominale e l’operazione può essere eseguita dal chirurgo tramite una console e con l’ausilio di un robot, modalità chiamata isterectomia robotica.
Isterectomia, pre e post-intervento: consigli utili
Prepararsi all’isterectomia passa da una pianificazione attenta, dovendo seguire tutte le indicazioni fornite dal medico di fiducia e sottoponendosi a esami pre-operatori, come esami radiologici, del sangue, test diagnostici e valutazioni da parte di un anestesista. Prima dell’intervento è necessario limitare fumo e alcol, sospendere l’assunzione di determinati farmaci e, di solito, digiunare 8 ore prima dell’operazione.

Dopo un’isterectomia il recupero varia in base a ogni singolo caso e la sua durata è influenzata da vari fattori come il tipo di intervento svolto, l’età della paziente e il suo stato di salute. Nella maggior parte dei casi in seguito all’operazione, per gestire complicazioni e monitorare il recupero, la degenza in ospedale dura dai 5 ai 7 giorni. Una volta lasciato l’ospedale per alcune settimane ci si dovrà dedicare esclusivamente al riposo, limitando le attività svolte: durante i primi tempi è del tutto normale percepire dolore e fastidi nella zona operata, potendo assumere antidolorifici su prescrizione medica. Una dieta sana ed equilibrata è un valido supporto per un recupero ottimale, come idratarsi correttamente, scongiurando possibili complicazioni post-operatorie, come ad esempio la stitichezza. In generale, risulta cruciale seguire con grande attenzione tutte le indicazioni fornite dal medico riguardanti i tempi di riposo e dopo quanto tornare alla routine quotidiana.
Nonostante sia consigliato stare a riposo durante il post intervento, bisogna tuttavia evitare la sedentarietà, svolgendo delle camminate anche a casa. Durante il recupero è imprescindibile non sollevare oggetti pesanti per almeno un mese, riprendendo a compiere azioni più impegnative con gradualità, non guidare fino a quando il dolore persiste, non affrontare viaggi e non praticare sport per 4- 6 settimane. Altro aspetto fondamentale è prendersi cura della propria igiene personale, in particolare nella zona operata, sostituendo la medicazione e curando la ferita come indicato dai medici, per scongiurare possibili infezioni. Dopo l’intervento è cruciale effettuare visite di controllo regolari e monitorare il recupero. Oltre a tutto questo, per affrontare al meglio il post-intervento contare sul supporto emotivo delle persone a noi care può fare la differenza, tenendo conto che la ripresa può richiedere diverso tempo, durando dalle 4 alle 8 settimane.
Cosa succede al corpo dopo un’isterectomia? Le implicazioni
Per quanto riguarda le conseguenze, l’isterectomia comporta a breve termine dolore, disturbi gastrointestinali temporanei, difficoltà a urinare e cicatrici sull’addome oppure alla vagina, in base alla procedura impiegata, che possono scomparire con il tempo o essere permanenti. Inoltre, l’operazione determina la menopausa precoce, cambiamenti ormonali che possono incidere su pelle, libido e umore, e fastidi come secchezza vaginale, impattando sull’attività sessuale. Malgrado sia una pratica sicura, come ogni operazione, la rimozione dell’utero espone a potenziali complicazioni anche gravi come sanguinamento eccessivo, infezioni, embolia polmonare, trombosi venosa e danni agli organi vicini all’area trattata. Proprio per questo, durante la convalescenza è fondamentale segnalare al medico qualsiasi anomalia in modo tale da intervenire prontamente.
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